Torino, 2 dicembre 2025 – La Procura di Torino ha disposto l’archiviazione del fascicolo relativo alle dichiarazioni dell’imam Mohamed Shahin, ritenute da alcuni un possibile sostegno al movimento Hamas. Il provvedimento, emesso lo scorso 16 ottobre, arriva dopo una segnalazione della Digos in merito a un comizio tenuto dall’imam in piazza Castello, durante il quale Shahin dichiarò che “quel che è successo il 7 ottobre 2023 non è una violazione, non è una violenza”, riferendosi all’attacco di Hamas contro Israele.
La decisione della Procura e il contesto giudiziario
Secondo quanto appreso dall’ANSA, la Procura ha escluso che le affermazioni di Mohamed Shahin costituiscano estremi di reato, rigettando così l’ipotesi di un sostegno esplicito a Hamas tramite il suo discorso pubblico. Nonostante ciò, l’imam egiziano di 46 anni, da 21 anni in Italia e con due figli nati a Torino, rimane trattenuto presso il Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Caltanissetta, in attesa di un provvedimento di espulsione emesso dal Ministero dell’Interno. Questo provvedimento si basa proprio sul contenuto del discorso e su altre contestazioni, tra cui la partecipazione a manifestazioni che hanno causato l’interruzione di pubblico servizio.
Mohamed Shahin ha sempre ribadito di essere contrario a ogni forma di violenza, sostenendo che le sue parole siano state fraintese e che il suo intento sia sempre stato quello di promuovere la sovranità del popolo palestinese senza incitare alla violenza.
L’apertura del fascicolo sulle dichiarazioni dell’Imam
La Procura di Torino aveva aperto un fascicolo sulle dichiarazioni dell’imam Mohamed Shahin senza individuare alcun reato né iscrivere persone nel registro degli indagati. Proprio per l’assenza di ipotesi penalmente rilevanti, non era stato necessario coinvolgere il giudice per le indagini preliminari, e il procedimento è stato archiviato in via diretta.
Secondo quanto emerso, i magistrati hanno ritenuto che le frasi pronunciate dall’imam durante un comizio a Torino, nel corso di una manifestazione filo-palestinese, rientrassero nell’ambito della libera espressione del pensiero e non potessero dunque essere perseguite penalmente.
Resta invece sul piano amministrativo la procedura di espulsione avviata dal Ministero dell’Interno. Nel decreto firmato dal ministro Matteo Piantedosi si sottolinea come le affermazioni di Shahin, oltre ad aver avuto ampia eco mediatica, abbiano provocato “indignazione” nell’opinione pubblica e “disagio” anche tra le componenti più moderate dell’area pro-Palestina. L’esistenza del fascicolo penale archiviato è emersa proprio tramite gli atti relativi al procedimento amministrativo.






