Città del Vaticano, 13 ottobre 2025 – Dopo mesi di attesa, il processo contro padre Marko Ivan Rupnik è finalmente entrato nel vivo con la nomina ufficiale dei giudici da parte del Dicastero per la Dottrina della Fede. L’ex gesuita sloveno, noto artista, teologo e mosaicista, è accusato di abusi sessuali su diverse religiose, accuse emerse pubblicamente a partire dal 2021 e che hanno scosso profondamente la Chiesa cattolica.
La nomina del collegio giudicante sul caso Rupnik
Il 9 ottobre scorso, il Dicastero ha annunciato la composizione del collegio giudicante incaricato di affrontare il caso Rupnik. Il Tribunale sarà formato da cinque giudici, tra donne e chierici, esterni al Dicastero per la Dottrina della Fede e senza uffici presso i Dicasteri della Curia Romana, per garantire piena autonomia e indipendenza del procedimento. La scelta riflette l’impegno della Santa Sede nel condurre un processo giusto e trasparente, dopo anni di attesa da parte delle vittime.
L’avvocato Laura Sgrò, legale di cinque delle religiose coinvolte, ha espresso all’ANSA il suo apprezzamento per la nomina, sottolineando come le sue assistite abbiano già chiesto di essere riconosciute come parte lesa diciotto mesi fa. “Attendono giustizia da troppo tempo – ha dichiarato – e questa farà bene non solo a loro, ma anche alla Chiesa stessa”.
Il contesto e le ripercussioni
Marko Rupnik, nato nel 1954 a Salloga d’Idria (Slovenia), è stato per anni un artista di fama internazionale, direttore dell’Atelier d’Arte spirituale del Centro Aletti e autore di celebri mosaici in luoghi sacri di tutto il mondo, dal Vaticano a Fátima, da San Giovanni Rotondo a Madrid. Nel 2023 è stato espulso dalla Compagnia di Gesù a seguito delle accuse di abusi sessuali su religiose, che hanno portato alla sua scomunica latae sententiae, poi revocata.
Il caso Rupnik ha assunto una risonanza globale anche grazie al documentario “Nuns vs Vatican”, presentato al Toronto International Film Festival, che ha portato alla luce le storie delle vittime e il silenzio delle istituzioni ecclesiastiche. Le testimonianze di suore come Gloria Branciani, prima a denunciare pubblicamente Rupnik, hanno contribuito a rompere il muro dell’omertà e a spingere la Santa Sede ad agire.
