Milano, 3 novembre 2025 – Nel corso dell’udienza del processo “Pifferi bis” si è approfondito il tema del test di WAIS somministrato ad Alessia Pifferi, madre condannata per l’abbandono mortale della figlia Diana di 18 mesi. Il test, utilizzato per misurare il quoziente intellettivo (Q.I.), ha assunto un ruolo centrale nel dibattito in aula, dato che la Procura sostiene che Pifferi sia stata manipolata in carcere per ottenere una perizia psichiatrica favorevole. Secondo l’accusa, il punteggio del test avrebbe mostrato un Q.I. pari a 40, valore estremamente basso, paragonabile a quello di una bambina, e ha contribuito a mettere in dubbio la capacità di intendere e volere della donna.
La difesa: chiarimenti tecnici sul test WAIS e richiesta di assoluzione

L’avvocato Francesca Beretta, che rappresenta una delle psicologhe coinvolte nella perizia, ha illustrato le modalità di attribuzione e calcolo dei punteggi del test WAIS, contestando la lettura che ne ha fatto la Procura. “Oggi è stato illustrato in modo molto tecnico il funzionamento del test di WAIS, in particolar modo dell’attribuzione e del calcolo dei punteggi – ha spiegato Beretta –. Il punteggio è stato uno degli argomenti principali nella requisitoria del Pubblico Ministero, perciò abbiamo ritenuto necessario approfondire questo punto”. Nell’udienza, l’avvocato ha poi chiesto l’assoluzione piena per Alessia Pifferi, confidando che il giudice accolga le argomentazioni difensive e rigetti le accuse basate su quella perizia.
Il contesto del deficit cognitivo e la perizia psichiatrica
Alessia Pifferi è stata condannata in primo grado all’ergastolo per l’abbandono della figlia Diana, lasciata sola in casa per sei giorni nel luglio 2022 a Milano, con conseguente morte per stenti. Parallelamente al processo, è emersa la necessità di una nuova perizia psichiatrica per verificare un possibile grave deficit cognitivo della donna. Secondo esperti di psicologia forense, il deficit cognitivo può influenzare funzioni mentali fondamentali come memoria, attenzione, ragionamento e problem solving, e potrebbe incidere sulla capacità di intendere e volere, elemento chiave in ambito giudiziario.
In primo grado, il perito nominato dal tribunale non ha escluso la presenza di una disabilità intellettiva, ma ha sottolineato che il funzionamento adattivo di Pifferi nella vita quotidiana non escludeva la sua capacità di intendere e di volere al momento del reato. Inoltre, è stata contestata la validità del test WAIS somministrato in carcere, soprattutto per le modalità di esecuzione e per il possibile “inquinamento” della prova dovuto al coinvolgimento delle psicologhe, che avrebbero suggerito alla donna risposte tipiche di un percorso psicoterapeutico.
L’istruttoria si concentra dunque sulle modalità di valutazione del Q.I. e sul reale impatto del deficit cognitivo accertato, con un’attenzione particolare all’interpretazione forense del test WAIS, che resta uno strumento tecnico ma complesso, la cui corretta lettura è indispensabile per una decisione giuridica equa.
Fonte: Alessia Arrigo - Processo Pifferi bis, avvocato Beretta: "Spiegati i punteggi del test di Weis, chiesta assoluzione"






