Roma, 13 settembre 2025 – Una giovane vita spezzata e una richiesta pressante di giustizia animano le strade della Capitale. Il 10 gennaio 2023, Valeria Fioravanti, 27enne romana, è morta a causa di una meningite acuta che i medici non hanno riconosciuto in tempo, scambiandola per un comune mal di testa e dolori alla schiena. La sua storia è approdata ora in tribunale: il 16 settembre si aprirà a Roma il processo a carico di tre medici accusati di omicidio colposo per negligenza nella diagnosi e nella cura.
La tragedia e la mancata diagnosi

Valeria, mamma di una bambina di quattro anni e addetta alla sicurezza negli aeroporti romani, aveva iniziato a manifestare sintomi gravi dopo la rimozione di un ascesso il 25 dicembre 2022. Nei giorni successivi si è recata in diversi ospedali della Capitale, tra cui il Policlinico Casilino e l’ospedale San Giovanni, lamentando forti cefalee, vertigini e dolori diffusi. Nonostante fosse stata visitata più volte, la diagnosi corretta di meningite batterica non è mai stata formulata. Al contrario, i medici le somministrarono antidolorifici potenti come il Toradol, che hanno mascherato i sintomi e complicato l’individuazione della terapia.
Secondo la Procura, i tre medici coinvolti – uno del Policlinico Casilino e due del San Giovanni – non avrebbero effettuato una valutazione neurologica approfondita né eseguito esami ematochimici necessari per una diagnosi precisa. La giovane donna è stata considerata affetta da lombosciatalgia e cefalea, una valutazione che si è rivelata gravemente errata e che ha portato al peggioramento del suo stato di salute fino al coma e al decesso, avvenuto il 10 gennaio 2023 in un’altra struttura sanitaria della Capitale.
Il corteo per Valeria e le richieste della famiglia
Il dolore della famiglia di Valeria si è trasformato in una manifestazione pubblica: circa 200 persone hanno sfilato nel quartiere tuscolano partendo da Piazza San Giovanni Bosco per chiedere giustizia. I partecipanti hanno scandito slogan come “giustizia” e “assassini”, denunciando le responsabilità mediche e l’atteggiamento, definito dai familiari “burocratico e mortificante”, con cui la giovane è stata trattata.
La madre, Tiziana Santoro, ha denunciato: “Valeria si poteva salvare con un semplice antibiotico che non le è stato dato perché hanno sbagliato la diagnosi”. Il padre Stefano Fioravanti ha aggiunto: “Siamo stati respinti da diversi ospedali, come è possibile che questi tre personaggi non abbiano compreso la gravità della situazione? Speriamo vengano radiati dall’albo dei medici”. La famiglia è devastata anche dal fatto che la figlia di Valeria, ancora piccola, cresce senza madre, un dolore che si unisce alla rabbia per quella che ritengono una grave negligenza.
Il processo, fissato per il 16 settembre 2025 davanti al giudice monocratico, sarà un passaggio cruciale per fare luce sulle responsabilità mediche e sulle mancate cure che hanno portato alla morte prematura di Valeria Fioravanti. Gli avvocati della famiglia hanno espresso fiducia nel lavoro della magistratura, auspicando che venga fatta piena chiarezza su quanto accaduto.





