Nel processo a Daniele Rezza emergono nuovi dettagli tra cui un’aggressione precedente e la dinamica della rapina finita in tragedia; la pubblica accusa chiede condanna severa.
Rozzano, 2 luglio 2025 – È entrata nel vivo la terza udienza del processo a carico di Daniele Rezza, 20 anni, accusato di omicidio volontario pluriaggravato dai futili motivi e rapina per la morte di Manuel Mastrapasqua, 31enne ucciso nella notte tra il 10 e l’11 ottobre 2024 a Rozzano. La vittima è stata aggredita per strada con una coltellata al petto mentre cercava di difendersi dalla rapina di un paio di auricolari del valore di appena 14 euro. Oggi, mercoledì 2 luglio, il pubblico ministero formulerà la richiesta di condanna. All’ingresso in aula dell’imputato, scortato in manette dal carcere di San Vittore, dai familiari della vittima si è levato un grido carico di rabbia: “Morirai, t’ammazzo”. La legale della famiglia Mastrapasqua, l’avvocato Roberta Minotti, ha annunciato la possibilità che la sentenza venga emessa entro la stessa giornata.
Il precedente episodio di aggressione con coltello
Emergono nuovi dettagli sull’aggressività di Daniele Rezza: pochi mesi prima dell’omicidio, durante l’estate del 2024, il giovane avrebbe accoltellato un altro ragazzo di 17 anni a Rozzano, sempre con un coltello da cucina a lama seghettata, colpendolo al torace ma provocandogli solo un taglio superficiale. Questo grave episodio, mai denunciato all’epoca, è venuto alla luce grazie alla testimonianza della sorella di Mastrapasqua, che ha riferito ai carabinieri del Nucleo investigativo quanto appreso da amici. La vittima dell’estate ha ricostruito le dinamiche della lite iniziata su un tram e degenerata in strada, dove Rezza ha estratto il coltello. Anche il padre del 17enne sarebbe intervenuto, subendo a sua volta un’aggressione verbale e fisica. Il ragazzo ha spiegato che il suo genitore decise di non denunciare per tutela. Questi elementi sono stati inseriti nell’indagine coordinata dalla pm Maria Letizia Mocciaro, che ha contestato a Rezza anche i reati di lesioni aggravate e porto abusivo di arma.
Confessioni, dinamiche e processo a porte aperte
Nel corso dell’interrogatorio davanti al Gip, Daniele Rezza ha raccontato di essere uscito quella sera armato di coltello, in uno stato di alterazione dovuto all’assunzione di alcolici. Ha ammesso di non ricordare con precisione i fatti, ma di aver accoltellato Manuel Mastrapasqua con l’intento di rapinarlo, strappandogli le cuffie e volendo sottrarre tutto ciò che potesse rivendere. Dopo aver commesso il delitto, Rezza sarebbe tornato a casa, riferendo ai genitori di una lite e di una colluttazione, senza rendersi conto della gravità delle proprie azioni. La mattina seguente, dopo aver visto la notizia del ritrovamento del corpo, avrebbe ammesso di essere stato lui, ma i genitori non gli avrebbero creduto, tanto che il padre avrebbe cercato di disfarsi delle cuffie rubate e avrebbe accompagnato il figlio fino alla stazione ferroviaria con l’intento di farlo fuggire in Francia. Rezza è stato fermato ad Alessandria dalla Polfer, dove ha confessato: “Ho fatto una cazzata a Rozzano”.
Il processo si svolge a porte aperte, malgrado la difesa avesse richiesto l’aula a porte chiuse per le minacce subite dai genitori dell’imputato. La Corte di Milano ha solo vietato le telecamere in aula. La discussione è prevista per oggi, con la possibile emissione della sentenza entro sera. Intanto, la famiglia Mastrapasqua continua a ricevere solidarietà e sostegno, anche attraverso raccolte fondi organizzate in memoria di Manuel.
Fonte: Riccardo Sciannimanico - Omicidio Mastrapasqua, familiari vittima a Rezza: "Morirai, t'ammazzo"





