Palermo, 21 ottobre 2025 – È iniziato oggi presso il Tribunale di Ragusa il processo a carico di sei attivisti dell’equipaggio della Mare Jonio, la nave della ong italiana Mediterranea Saving Humans, accusati di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina. Il procedimento si riferisce a un salvataggio avvenuto nel 2020, quando i sei soccorritori salvarono 27 persone in difficoltà a bordo della petroliera danese Maersk Etienne, rimasta bloccata per oltre un mese al largo delle isole maltesi.
Il ruolo della CGIL e la solidarietà in aula
La Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) ha deciso di essere presente in aula fin dall’apertura del dibattimento, per esprimere solidarietà all’equipaggio della Mare Jonio e sostenere le ong impegnate nel soccorso in mare. Secondo la Cgil, Mediterranea “ha scelto ancora una volta di stare dalla parte della vita”, opponendosi alla linea politica che, a loro giudizio, “criminalizza le organizzazioni non governative che salvano vite nel Mediterraneo”.
Il sindacato ha ribadito il proprio impegno a denunciare “l’indifferenza delle istituzioni nazionali ed europee, sempre più determinate a innalzare muri contro i migranti che fuggono da guerre, fame e cambiamenti climatici”. In aula saranno presenti, tra gli altri, il segretario generale Cgil Sicilia Alfio Mannino, il segretario di Ragusa Giuseppe Roccuzzo e Peppe Scifo della Cgil nazionale, per testimoniare vicinanza e sostegno agli imputati.
I fatti contestati alla Mare Jonio e la difesa degli attivisti
Il caso nasce dal recupero, il 5 agosto 2020, di 27 migranti in acque internazionali mentre la loro imbarcazione, la Maersk Etienne, stava affondando. Nonostante il coordinamento del salvataggio da parte delle autorità maltesi, queste si rifiutarono di assegnare un porto sicuro per lo sbarco. Il governo danese, inoltre, non intervenne per risolvere la situazione. Dopo oltre un mese di appelli, l’11 settembre la Mare Jonio intervenne in missione SAR (Search and Rescue), trasferendo i naufraghi in condizioni fisiche e psicologiche critiche a bordo della propria nave.
Il 13 settembre le autorità italiane indicarono Pozzallo come porto sicuro per lo sbarco. Tre mesi dopo, Mediterranea Saving Humans ricevette una donazione dalla compagnia armatoriale Maersk Tankers, circostanza che la Procura ha utilizzato per contestare agli attivisti l’accusa aggravata di favoreggiamento all’immigrazione clandestina con scopo di lucro.
Gli attivisti respingono con forza queste accuse, denunciando “una vera e propria macchina del fango” e sottolineando che il dibattimento rappresenta l’occasione per ristabilire “la piena verità e legittimità di quanto accaduto”. Mediterranea ha inoltre evidenziato come il processo si trasformi in un “processo contro chi in mare fa morire donne, uomini e bambini”, facendo riferimento a tragedie come quella di Cutro e a casi di omissione di soccorso.
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Il contesto della ONG
La Mare Jonio, ex nave da rifornimento offshore costruita nel 1972 e recentemente convertita per operazioni di salvataggio, è dotata di un’infermeria e di due imbarcazioni veloci per recuperare persone in mare e prestare assistenza medica. La nave rappresenta uno strumento fondamentale per le associazioni impegnate nel salvataggio dei migranti nel Mar Ionio, bacino del Mediterraneo orientale che si estende tra la Sicilia, l’Italia meridionale e le coste di Albania e Grecia.
Il processo a Ragusa si inserisce nel più ampio dibattito sulle politiche migratorie italiane ed europee, con la CGIL che si schiera a fianco di chi opera in difesa della vita umana, denunciando la criminalizzazione delle ONG e la mancanza di risposte efficaci alle emergenze umanitarie nel Mediterraneo.






