Tempio Pausania, 2 settembre 2025 – Nel corso della fase di replica del processo per violenza sessuale di gruppo che vede imputati Ciro Grillo, figlio del comico Beppe Grillo, e tre suoi amici, il procuratore Gregorio Capasso ha ribadito la richiesta di condanna a 9 anni per tutti e quattro gli imputati. L’udienza si è svolta questa mattina presso il tribunale di Tempio Pausania, in un procedimento che dura da tre anni e che si è caratterizzato per la maggior parte delle sessioni a porte chiuse.
Il pm smonta le versioni degli imputati
Secondo il procuratore Gregorio Capasso, gli imputati sono risultati “inattendibili” e avrebbero adattato le loro versioni a seconda delle indagini, mentre la ragazza vittima di violenza ha mantenuto una versione coerente e costante nel tempo. Il pm ha sottolineato che la difesa ha cercato di contestare la ricostruzione temporale degli eventi avvenuti la notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 nella villetta della famiglia Grillo a Porto Cervo, ma che la condotta violenta era già emersa nelle denunce iniziali e nella prima contestazione.
Capasso ha quindi invitato il collegio giudicante, presieduto dal giudice Marco Contu, a considerare la “vera chiave di lettura” del processo nell’inattendibilità delle dichiarazioni degli imputati, contrapposte alla coerenza della testimonianza della ragazza.
La difesa e la parte civile
Nel corso del processo, l’unico imputato ad ammettere un rapporto sessuale è stato Francesco Corsiglia, che ha però negato di aver partecipato alla violenza insieme a Grillo Jr, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria.
La parola è ora passata all’avvocata Giulia Bongiorno, che rappresenta la studentessa italo-norvegese parte civile nel procedimento. Bongiorno, avvocata penalista di grande esperienza, è nota anche per il suo ruolo politico e per aver difeso numerosi casi di rilievo in ambito penale e sportivo. Il suo studio legale, con sedi a Roma e Milano, offre assistenza in procedimenti complessi e si occupa di diritto penale dell’economia e delle imprese, nonché di casi di cronaca nera e giustizia sportiva.
L’udienza proseguirà nelle prossime settimane con le repliche e le discussioni finali delle parti.
Processo Grillo Jr, Bongiorno: “Le ragazze apostrofate come cagne”
Durante il processo a carico di Ciro Grillo e degli altri imputati, l’avvocata di parte civile Giulia Bongiorno ha ribadito la gravità dei comportamenti dei ragazzi, evidenziando la loro concezione delle donne. “È evidente come le ragazze vengano sistematicamente denigrate e ridotte a oggetti – ha dichiarato Bongiorno –. La mia assistita è stata più volte chiamata in modi offensivi all’interno delle chat che i ragazzi si scambiavano tra loro dopo la notte tra il 16 e il 17 luglio 2019”. Secondo la legale, i messaggi mostrano una visione della donna come essere privo di autonomia, da usare a proprio piacimento. Bongiorno ha citato un passaggio di una chat in cui si leggeva che la vittima “si è gocciata la vodka e poi è diventata…”, interpretando queste parole come chiara volontà di rendere la ragazza incapace di reagire.
Anche l’avvocata Fiammetta Di Stefano, che rappresenta l’altra presunta vittima, ha sottolineato il clima predatorio della serata a Porto Cervo. “È evidente dal contenuto dei messaggi e dalle fotografie inviate tra i ragazzi che la mia assistita, mentre dormiva, è stata esposta a comportamenti sessuali gravemente invasivi”, ha spiegato Di Stefano, riferendosi alle immagini che mostravano i genitali dei ragazzi accanto al volto della giovane.
Bongiorno: “La mia assistita si è sentita responsabile di quanto accaduto”
Bongiorno ha poi replicato alle difese dei quattro imputati, che avevano messo in discussione la reazione della principale accusatrice, una studentessa italo-norvegese di 19 anni all’epoca dei fatti. “Dopo quella notte, l’unico obiettivo della ragazza era sopravvivere alla violenza subita”, ha affermato la legale. La difesa aveva analizzato le fotografie scattate dalla giovane nei mesi successivi, sostenendo un comportamento incompatibile con un trauma, ma Bongiorno ha precisato: “La fotografia fa parte del suo mondo professionale e delle sue passioni. Il trauma non impedisce alle vittime di cercare di vivere la propria vita”.
L’avvocata ha poi spiegato il meccanismo dell’autocolpevolizzazione, comune alle donne che subiscono violenza. “La mia assistita si è sentita responsabile di quanto accaduto perché aveva bevuto e si era recata nella villetta di Ciro Grillo”, ha sottolineato Bongiorno, citando una registrazione inviata a un’amica in cui la ragazza ammette: “Qualsiasi cosa abbiamo fatto quei tizi me la sono cercata”.
Infine, la legale ha chiarito alcuni punti contestati dalle difese, come l’episodio del tabaccaio il 17 luglio: “La mia assistita non è mai uscita dalla villetta con i ragazzi quella mattina. Le dichiarazioni degli imputati non trovano conferma nei dati dei loro cellulari né nei contapassi”, ha concluso Bongiorno.






