Milano, 27 novembre 2025 – Nel cuore di Milano, in piazza San Babila, si è svolto ieri sera un presidio organizzato da associazioni e movimenti pro-Palestina per chiedere la liberazione di Mohamed Shahin, imam torinese al centro di una vicenda che ha suscitato ampie discussioni in Italia. Shahin, arrestato e trattenuto in un Centro di permanenza per rimpatri (Cpr), è destinatario di un decreto di espulsione dall’Italia con possibile rimpatrio immediato in Egitto. Il religioso è accusato di aver celebrato l’attacco del 7 ottobre scorso, definito da lui un “atto di resistenza”.
Il presidio di Milano per l’imam Mohamed Shahin

Durante il presidio milanese, a cui hanno partecipato circa cinquanta manifestanti, sono state sventolate bandiere e intonati cori di solidarietà. I partecipanti hanno lanciato un appello per la liberazione dell’imam e hanno promosso l’adesione allo sciopero generale indetto dai sindacati di base previsto per la giornata di domani. La manifestazione si inserisce in un più ampio clima di mobilitazione che, a Torino, ha visto centinaia di persone radunarsi in piazza Castello davanti alla prefettura per esprimere sostegno a Shahin, denunciando la sua condizione di “desaparecido” e i rischi connessi al suo possibile rimpatrio in Egitto.
La situazione legale e le preoccupazioni sulla sorte di Shahin
Mohamed Shahin, imam della moschea Omar Ibn Al Khattab di via Saluzzo a Torino, è stato prelevato dalle forze dell’ordine lo scorso 24 novembre presso la sua abitazione. Al momento, i legali non hanno informazioni certe sul luogo esatto in cui si trova, anche se è probabile che sia stato trasferito nel Cpr di Caltanissetta. Secondo l’avvocato Gianluca Vitale, Shahin rischia di subire torture in Egitto, paese da cui è fuggito in quanto oppositore politico e dove, come ricorda lo stesso legale, la situazione dei diritti umani è critica, come evidenziato anche dal caso di Giulio Regeni.
Il decreto di espulsione è stato emesso per motivi di sicurezza, ma va sottolineato che Shahin non è indagato per terrorismo o reati affini. La revoca del permesso di soggiorno e il provvedimento di espulsione sono stati motivati da accuse di aver legittimato la strage del 7 ottobre e di essere portatore di una “ideologia fondamentalista e di matrice antisemita”. Tuttavia, il caso ha sollevato un acceso dibattito politico locale, con posizioni contrastanti tra chi denuncia un provvedimento di natura islamofoba e razzista e chi, come la senatrice Augusta Montaruli (Fratelli d’Italia), ne celebra l’adozione.
Mohamed Shahin ha inoltre presentato una richiesta di asilo politico, ancora in fase di valutazione, mentre il suo ricorso per la cittadinanza italiana è tuttora pendente. Il caso resta sotto osservazione, con manifestazioni di solidarietà e attenzione da parte di movimenti sociali e istituzioni.
Fonte: Roberto Smaldore - Milano, propal in piazza per chiedere la liberazione dell'imam torinese: "Free Shahin"






