Palermo, 18 dicembre 2025 – Tre distinti profili di illegittimità emergono dallo studio del professor Nicola Romana, docente di Diritto dei trasporti presso l’Università di Palermo, che analizza le motivazioni alla base del recente stop al progetto del ponte sullo Stretto di Messina. La sua ricerca, pubblicata sulla Rivista di diritto dell’economia, dei trasporti e dell’ambiente, si concentra sulla delibera della Corte dei conti che ha negato il via libera all’opera, evidenziando come le problematiche non siano esclusivamente di natura ambientale.
Criticità giuridiche e procedurali nel progetto del ponte sullo Stretto
Secondo l’analisi di Romana, il rigetto della Corte dei conti si configura come “atto dovuto di fronte a palesi violazioni delle norme italiane ed europee”. Tra le principali irregolarità viene segnalato un uso distorto della procedura d’urgenza denominata Iropi, impiegata per eludere i vincoli della Direttiva Habitat, normativa fondamentale per la tutela ambientale. Inoltre, si riscontra una grave mancanza di un’istruttoria seria sulle alternative al ponte sullo Stretto, che avrebbe dovuto valutare con rigore i reali motivi di interesse pubblico giustificanti il sacrificio ambientale.
Un ulteriore profilo di illegittimità riguarda i contratti stipulati con il General contractor, modificati in modo sostanziale senza indire nuove gare d’appalto, in violazione della Direttiva europea 2014/24/Ue sugli appalti pubblici. Secondo Romana, questa procedura avrebbe richiesto una nuova competizione, anziché la semplice modifica dei contratti esistenti. Inoltre, il piano economico e le tariffe sono stati definiti senza coinvolgere l’Autorità di regolazione dei trasporti (Art), l’unico organismo deputato a garantire prezzi equi e la tutela degli utenti.
Il contesto europeo e le alternative sostenibili
Lo studio del docente sfata anche un luogo comune relativo all’inserimento del ponte sullo Stretto nel corridoio Scandinavo-Mediterraneo della rete europea Ten-T. Tale collocazione non comporta un obbligo di realizzazione dell’opera, come chiarito dal recente regolamento europeo del 2024, che lascia aperte soluzioni alternative. Tra queste, si sottolinea il potenziamento del sistema di traghettamento ferroviario e marittimo, considerato più coerente con la tutela della biodiversità e del paesaggio dello Stretto.
Questa opzione alternativa rispetterebbe i principi di precauzione e sostenibilità previsti sia dalla normativa italiana che europea, rappresentando una soluzione più equilibrata rispetto all’impatto ambientale e ai vincoli giuridici attualmente riscontrati nel progetto del ponte.
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