Genova, 14 ottobre 2025 – La Procura di Genova ha dedicato ieri una parte significativa dell’udienza al processo sul crollo del Ponte Morandi, concentrandosi sulla figura dell’ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci. I pubblici ministeri hanno illustrato come Castellucci fosse a conoscenza delle precarie condizioni del viadotto sin dal 2009, ma abbia rimandato gli interventi necessari per mantenere alta la redditività aziendale, privilegiando il profitto e la carriera personale.
La requisitoria della Procura e la richiesta di condanna per Castellucci
I pm Walter Cotugno e Marco Airoldi hanno chiesto una condanna a 18 anni e 6 mesi di reclusione per Castellucci, sottolineando la gravità delle sue responsabilità nel disastro che nel 2018 causò la morte di 43 persone. L’ex dirigente, attualmente detenuto nel carcere di Opera per altra condanna, non era presente in aula durante la richiesta. I magistrati hanno descritto Castellucci come una figura “come lord Voldemort”, un personaggio da non nominare, a causa del clima di paura e omertà che avrebbe instaurato all’interno dell’azienda, con l’intento di garantire ai soci “enormi dividendi” a discapito della sicurezza.
Dopo la requisitoria sull’ex amministratore delegato, la Procura si appresta a formulare richieste di condanna o assoluzione per prescrizione per gli altri 56 imputati coinvolti nel processo. Le società Aspi e Spea, controllante e controllata responsabili della gestione e sorveglianza del viadotto, sono uscite dal procedimento penale dopo aver patteggiato il pagamento complessivo di 29 milioni di euro, risarcendo stragiudizialmente quasi tutti i parenti delle vittime e contribuendo alla costruzione del nuovo ponte.
Possetti: “Richiesta di pena elevata, un segnale importante per le vittime”
Nella requisitoria, il pubblico ministero Walter Cotugno ha chiesto condanne pesanti anche per gli altri ex dirigenti di Autostrade per l’Italia. Per Paolo Berti, ex direttore centrale delle operazioni, il pm ha chiesto 12 anni e sei mesi, e per Michele Donferri Mitelli, ex direttore centrale maintenance e investimenti esercizio, 15 anni e sei mesi.
La pena più bassa, due anni, quattro mesi e venti giorni, è stata chiesta per un tecnico di Spea che aveva effettuato controlli sul viadotto soltanto negli ultimi mesi prima del crollo. Le richieste complessive del pm oscillano dunque tra i due e i diciotto anni di reclusione.
La reazione dei familiari delle vittime
“Siamo un po’ frastornati, ma soddisfatti”, ha commentato Egle Possetti, portavoce del comitato Ricordo Vittime del Ponte Morandi, dopo l’intervento del pubblico ministero. “Mi è piaciuto molto il discorso del pm, un ragionamento lineare che ha messo in luce le enormi responsabilità e la cecità con cui, per anni, si è ignorato il degrado di quel ponte, pur essendo perfettamente note le criticità. La richiesta di una pena così elevata è per noi molto importante”, ha aggiunto Possetti.
La portavoce ha poi sottolineato come, nonostante l’età avanzata di Castellucci possa portare a misure alternative alla detenzione, “è fondamentale che ci sia una condanna significativa, perché rappresenta un riconoscimento del valore della giustizia per le vittime e per le loro famiglie”.
La difesa di Castellucci: “Una pena spaventosa e inaccettabile”
Di segno opposto la reazione della difesa dell’ex amministratore delegato di Autostrade. “La richiesta di pena per l’ingegnere Castellucci mi inorridisce: è una pena spaventosa e inaccettabile”, ha dichiarato l’avvocato Guido Carlo Alleva, che insieme al collega Giovanni Accinni rappresenta l’ex manager.
Il legale ha criticato duramente alcune delle valutazioni espresse durante la requisitoria: “Oggi ho sentito affermazioni che non appartengono a un processo penale. Si è andati oltre i fatti, con considerazioni personali sulla personalità e sulla vita privata del mio assistito, che non possono entrare in un giudizio penale. Sono valutazioni che vanno ben oltre ciò che il giudice è chiamato a giudicare”.
Riguardo all’eventuale peso che la condanna definitiva per la strage di Avellino — a carico dello stesso Castellucci — potrebbe avere sul processo di Genova, la difesa ha chiarito che “non deve influire, perché si tratta di un episodio del tutto distinto. L’ingegnere Castellucci sta già scontando la sua pena in carcere. Nel dibattimento porteremo solo argomenti di diritto e di fatto”.
L’avvocato ha infine denunciato la condizione di fragilità del suo assistito, “oggi in una situazione di minorata difesa personale, sul piano umano, psicologico, giuridico e sociale”.
Potrebbe interessarti anche questo articolo: Crollo Ponte Morandi, Mattarella: “Ferita indelebile nella storia del nostro Paese”






