Bishkek, 25 agosto 2025 – Il governo del Kirghizistan ha interrotto la missione di recupero del corpo dell’alpinista italiano Luca Sinigaglia e dell’alpinista russa Natalia Nagovitsyna, bloccando così i tentativi di soccorso nella regione montuosa del Tian Shan. Dopo giorni di tensione e difficoltà operative, le autorità locali hanno revocato il permesso di volo per l’elicottero di soccorso, fermando di fatto ogni operazione di recupero sul Pobeda Peak.
Blocco del recupero e sospensione delle ricerche sul Pobeda Peak
La missione di recupero, organizzata dall’agenzia kirghisa AK-SAI con il supporto di una squadra italiana composta dai piloti Manuel Munari, Mario Sottile e dalla guida alpina Michele Cucchi, era partita con l’obiettivo di recuperare i corpi di Sinigaglia e Nagovitsyna e, eventualmente, salvare quest’ultima, ancora in vita al momento dell’allarme. La scalatrice russa era rimasta ferita con una gamba rotta a 7.200 metri di quota sul Pico della Vittoria (Pobeda Peak), la vetta più alta del Kirghizistan, mentre l’alpinista milanese di 49 anni è deceduto il 15 agosto a quota 6.800 metri a causa di un edema cerebrale nel tentativo disperato di soccorrere l’amica.
Nonostante l’autorizzazione al volo fosse stata ottenuta il 24 agosto, dopo complesse negoziazioni che hanno coinvolto anche il Ministero degli Affari Esteri italiano (Farnesina), nella mattinata del 25 agosto il ministero delle Emergenze kirghiso ha revocato il permesso con la motivazione ufficiale che l’alpinista russa sarebbe ormai deceduta e che quindi non vi sarebbe più necessità di proseguire con le operazioni di soccorso. Le ricerche erano state sospese dal 23 agosto a causa del peggioramento delle condizioni meteorologiche, con temperature notturne che raggiungono i -30 gradi e raffiche di vento accompagnate da tempeste di neve.
Le controversie
Manuel Munari, pilota e coordinatore della squadra di soccorso, ha espresso forti riserve sull’interpretazione delle autorità kirghise, sottolineando che “non c’è certezza della morte di Nagovitsyna”, citando come ultimo avvistamento un filmato realizzato con un drone pochi giorni fa dove si vedeva l’alpinista muovere una mano fuori dalla tenda. Munari ha ribadito che l’unico modo per accertare definitivamente le condizioni dell’alpinista sarebbe “andare lassù”, operazione che, a suo parere, richiederebbe non più di 45 minuti.
Tuttavia, le autorità locali, preoccupate dall’aggravarsi delle condizioni climatiche e dai rischi connessi alle operazioni di soccorso ad altitudini estreme, hanno preferito fermare l’intervento. La Farnesina continua a monitorare la situazione, mantenendo contatti con le autorità kirghise e con i familiari dell’alpinista italiano.
Il gesto eroico di Luca Sinigaglia e le difficoltà del soccorso in alta quota
Luca Sinigaglia, noto per la sua passione e professionalità nell’alpinismo, si era impegnato a fondo per salvare Natalia Nagovitsyna, sua compagna di spedizione e amica conosciuta nel 2021. La tragedia, avvenuta sul Pico della Vittoria a oltre 7.000 metri, ha confermato ancora una volta la pericolosità delle imprese in alta quota, dove il meteo e la difficoltà tecnica delle operazioni di soccorso possono compromettere ogni tentativo di salvataggio.
L’attenzione resta alta anche per le condizioni dei soccorritori, che nelle ultime settimane hanno dovuto affrontare numerosi ostacoli, inclusi atterraggi di emergenza e situazioni critiche dovute al maltempo e all’altitudine estrema. La delicata situazione ha richiesto l’impiego di elicotteri specializzati come l’Airbus H125 e il Mil-8, attrezzati con ossigeno, sistemi GPS e comunicazioni d’alta quota.
L’episodio conferma ancora una volta le difficoltà che caratterizzano le operazioni di soccorso in montagna, dove la collaborazione internazionale e la tempestività delle autorizzazioni sono fondamentali per affrontare le emergenze in ambienti così ostili.






