PESCARA, 5 Giugno – Il decesso del trentenne è stato attribuito a una sommersione interna emorragica causata da un trauma toracico chiuso. La Procura ha chiarito che l’uso del taser da parte della polizia non ha influenzato la causa della morte
Riccardo Zappone, un giovane di trent’anni residente a San Giovanni Teatino, è tragicamente deceduto martedì 3 giugno a Pescara a causa di un trauma toracico chiuso, come confermato dall’autopsia effettuata dal medico legale Cristian D’Ovidio. La Procura di Pescara ha chiarito che l’uso del taser da parte della polizia non ha avuto alcun impatto sulla causa della morte, sollevando interrogativi e preoccupazioni nella comunità.
Le circostanze che hanno portato all’uso del taser
La mattina del 3 giugno, Zappone è stato coinvolto in una rissa in strada e ha opposto resistenza agli agenti intervenuti. In seguito a questo comportamento, gli agenti hanno utilizzato il taser per immobilizzarlo e successivamente lo hanno arrestato per resistenza a pubblico ufficiale. Dopo il fermo, il giovane è stato condotto presso la questura di Pescara per gli atti di rito.
Durante l’attesa in questura, Zappone ha accusato un malore improvviso, allarmando il personale presente. I soccorsi del 118 sono stati immediatamente attivati e il giovane è stato trasportato d’urgenza all’ospedale. Nonostante i tentativi di rianimazione, i medici non sono riusciti a salvarlo e il decesso è stato constatato poco dopo il suo arrivo al pronto soccorso.
Risultati dell’autopsia
L’autopsia ha rivelato che la causa del decesso è stata una “sommersione interna emorragica da trauma toracico chiuso”. Le indagini sono attualmente in corso e sono affidate alla squadra mobile della Polizia di Stato. Gli inquirenti stanno approfondendo la dinamica dei fatti e verificando se ci siano state eventuali negligenze da parte delle forze dell’ordine durante l’intervento. Al momento, non ci sono elementi che suggeriscano una correlazione diretta tra l’uso del taser e il malore fatale di Zappone.