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Parà malato ottiene giustizia: il linfoma di cui soffre fu causato dall’esposizione a sostanze tossiche

by Alessandro Bolzani
24 Luglio 2025
Un militare italiano

Un militare italiano | Shutterstock @Guido Benedetto - Alanews.it

Pistoia, 24 luglio 2025 – Una sentenza della Corte dei Conti toscana ha riconosciuto la dipendenza da causa di servizio del linfoma di Hodgkin in fase avanzata diagnosticato nel 2014 a un parà del 183° Reggimento Paracadutisti Nembo di Pistoia, dopo il rigetto da parte del Ministero della Difesa. La decisione rappresenta una vittoria legale significativa per il militare, che da anni combatte contro una malattia grave, aggravata dalle condizioni di lavoro.

Il parà è stato esposto a sostanze cancerogene durante il servizio

Il militare, specializzato come mortaista, ha contratto il tumore a causa del contatto con armi, munizioni e sostanze potenzialmente cancerogene. Secondo la relazione del consulente tecnico, la causa determinante della malattia è stata “con molta probabilità lo stretto contatto con una o più sostanze cancerogene (uranio impoverito, benzene, 1-3 butadiene e torio)”. Durante il servizio, il parà utilizzava solventi per la lubrificazione e la manutenzione di mortai e fucili, spesso contenuti in recipienti di plastica non etichettati, e veniva esposto alle polveri residue di combustione delle cariche esplosive.

Oltre alle attività di manutenzione, il militare partecipava alla bonifica di poligoni militari in diverse regioni italiane, tra cui Monte Romano (Viterbo), Foce sul Reno (Ravenna) e Capo Teulada (Cagliari), senza l’uso di dispositivi di protezione individuale. Le missioni all’estero, in particolare due periodi in Afghanistan (Bala Murghab nel 2011 e Shindand tra il 2013 e il 2014), hanno ulteriormente aggravato l’esposizione a fumi tossici e ambienti inquinati, fattori ritenuti determinanti nella genesi della patologia.

Il rigetto ministeriale e la sentenza della Corte dei Conti

La domanda di riconoscimento della dipendenza della patologia da causa di servizio, presentata nel giugno 2014, era stata respinta dal Ministero della Difesa con la motivazione che “non risultano oggettivamente documentate esposizioni a fattori cancerogeni per la neoplasia in esame”. Tuttavia, la Corte dei Conti ha evidenziato le mancate risposte del ministero sulla composizione chimica dei solventi e delle sostanze utilizzate, nonché sull’esatta tipologia delle armi e munizioni impiegate.

I giudici hanno accolto la richiesta del militare basandosi su presunzioni gravi, precise e concordanti, considerando la notorietà dell’inquinamento ambientale legato all’utilizzo di esplosivi e combustione durante le operazioni militari nelle zone di conflitto. La malattia ha costretto il parà a cicli intensi di chemioterapia e a due trapianti di midollo osseo, con conseguenze irreversibili come la sterilità. Attualmente, il militare è stato trasferito a ruoli d’ufficio in un’altra caserma toscana.

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