Trieste, 29 agosto 2025 – Un anno fa, durante la visita di Papa Francesco a Trieste, è stato sventato un possibile progetto di attentato ai suoi danni, architettato da un’organizzazione turca legata all’Isis. La notizia, emersa da un’inchiesta esclusiva de Il Piccolo, rivela dettagli inquietanti sull’episodio che ha coinvolto le forze dell’ordine italiane e internazionali.
Il piano e il ritrovamento dell’arma
Il 7 luglio 2024, Papa Francesco era giunto a Trieste per partecipare alla chiusura della 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia. Il giorno precedente, nelle vicinanze della stazione ferroviaria, una pistola è stata rinvenuta all’interno di un trolley scuro abbandonato nel bar della stazione centrale. Si trattava di una automatica CZ modello 7B calibro 9 Luger con matricola 5793N, completa di caricatore e con 14 cartucce cariche. Secondo la ricostruzione, nei documenti di indagine relativi agli accertamenti di intelligence si fa esplicito riferimento a un “possibile progetto di attentato contro il Sommo Pontefice”.
Le telecamere di sorveglianza hanno ripreso l’uomo sospettato di aver lasciato il trolley, un cittadino turco di 46 anni, Hasan Uzun, che si muoveva con atteggiamento guardingo nel bar e nelle zone limitrofe. Dopo aver abbandonato la valigia, Uzun ha cercato di eludere le forze dell’ordine cambiando la sua sim telefonica e muovendosi tra Trieste e Milano, fino a un tentativo di varcare il confine con documenti non ritenuti validi.
L’arresto e le indagini internazionali
L’Interpol ha arrestato Hasan Uzun in Olanda, su mandato europeo emesso dal gip del Tribunale di Trieste, Marco Casavecchia. Dopo un periodo di detenzione a Milano, l’uomo è stato trasferito in isolamento nel carcere Coroneo di Trieste, dove è assistito dall’avvocato Lucrezia Chermaz. Secondo quanto rivelato dalla stessa legale, i reati contestati a Unuz riguardano il porto e la detenzione abusiva di armi in concorso. Infatti, le indagini coordinate dal Pm Cristina Bacer hanno confermato il collegamento tra Uzun e il trolley con l’arma potenzialmente destinata all’attentato.
L’episodio ha mobilitato i servizi segreti, la Digos e le autorità giudiziarie italiane, che proseguono le indagini su questa rete terroristica di matrice turca associata all’Isis Khorasan. Il ritrovamento della pistola carica con 14 munizioni sottolinea la gravità del piano e l’efficacia dell’azione preventiva delle forze dell’ordine, che hanno così garantito la sicurezza del Pontefice durante la sua visita.






