Prato, 17 settembre 2025 – Proseguono le tensioni nel distretto tessile pratese dopo l’aggressione subita da alcuni operai davanti alla ditta L’Alba di Montemurlo, in provincia di Prato. I fatti risalgono a ieri, quando un gruppo di lavoratori ha manifestato contro le precarie condizioni di lavoro e il rischio concreto di delocalizzazione. A seguito dell’episodio, il sindacato di base Sudd Cobas ha convocato una conferenza stampa per fare il punto sulla situazione e ribadire le rivendicazioni dei lavoratori.
La denuncia di Teresa, unica lavoratrice italiana

Tra le voci più significative emerse dalla conferenza stampa spicca quella di Teresa, unica lavoratrice italiana all’interno dell’azienda di proprietà di due imprenditori albanesi. La donna ha descritto un clima di forte disagio: “Le donne sono costrette a riprendere il lavoro lasciato in sospeso da loro. Se fossero bravi a lavorare, ma secondo voi, faremmo tutto questo casino. Ci hanno obbligato ad assumerli. Ormai sono qui, ma non producono“. Queste parole mettono in luce una situazione complessa, caratterizzata da tensioni interne e difficoltà nel raggiungimento degli standard produttivi desiderati.
Un contesto di mobilitazione e lotte sindacali nel distretto tessile
L’episodio alla ditta L’Alba si inserisce in un quadro più ampio di agitazioni che stanno interessando da settimane il distretto tessile di Prato. Il sindacato Sudd Cobas ha organizzato numerosi scioperi e picchetti in ventotto fabbriche dello sfruttamento, ottenendo la firma di ventiquattro accordi che prevedono una settimana lavorativa 8×5 ore. Le mobilitazioni coinvolgono centinaia di operai ogni giorno e continuano nelle aziende più rappresentative del territorio, come YDL, Vivi Stamperia, JModa e Winner, dove i picchetti sono ancora in corso.
Nelle scorse settimane, inoltre, si sono registrate vittorie lampo in altre realtà tessili come Mystation, CS Moda e T.Ma 168, con la sottoscrizione di accordi che migliorano le condizioni di lavoro. Queste lotte si inseriscono in un più vasto movimento di sindacalizzazione che ha visto aderire ventinove fabbriche, con scioperi di solidarietà e sostegno reciproco tra lavoratori.
Il caso di Montemurlo, con la denuncia di Teresa e la reazione sindacale, rappresenta dunque un tassello importante nella battaglia per la tutela dei diritti dei lavoratori nel cuore del distretto tessile toscano, un settore che continua a essere al centro di tensioni sociali e rivendicazioni sindacali.






