Palermo, 11 dicembre 2025 – Si è aperta oggi in Cassazione la prima udienza dell’appello sul caso Open Arms, relativa alla sentenza di assoluzione emessa dal tribunale di Palermo. Oscar Camps, fondatore della ong spagnola impegnata nel salvataggio dei migranti nel Mediterraneo, è intervenuto all’ingresso della Corte, ribadendo il costante impegno della sua organizzazione in favore delle vite umane in mare: “Un altro anno e sono di nuovo qui in questo processo in cui siamo parte civile. Speriamo di sapere cosa succederà, ma qualunque cosa accada continueremo a fare il nostro lavoro”.
La battaglia legale e l’impegno umanitario di Open Arms

Camps ha ricordato che, nei dieci anni di attività, Open Arms ha salvato più di 73 mila persone in mare, sottolineando la continuità del loro operato nonostante le difficoltà giudiziarie e politiche incontrate. L’udienza, inizialmente prevista per oggi, è stata rinviata poche ore prima, una prassi non nuova secondo il fondatore: “Aspetteremo la pronuncia della Corte. Non abbiamo aspettative: continueremo a fare ciò che abbiamo sempre fatto”.
Prima dell’udienza, anche Valentina Brinis, advocacy officer della ong, ha preso la parola per rimarcare la necessità di un maggiore spazio politico e istituzionale per affrontare la questione del soccorso in mare: “Ci siamo sempre costituiti parte civile, ma chiediamo che il tema del salvataggio in mare venga affrontato politicamente: mentre si discute nei tribunali, in mare si continua a morire”. Brinis ha inoltre criticato la politica europea di esternalizzazione delle frontiere, definendola “fallimentare”. Ha ricordato la campagna “Rotta Comune”, invitando ad aderire, e ha denunciato come il nuovo patto europeo sulla migrazione affidi la gestione dei flussi migratori a Paesi terzi instabili e poco rispettosi dei diritti umani, con conseguenze drammatiche per le persone coinvolte.
Le denunce di Oscar Camps e le immagini della tragedia nel Mediterraneo
Il fondatore di Open Arms è protagonista anche di iniziative di denuncia più ampie, come la recente pubblicazione, insieme alla giornalista Nancy Porcia, di foto drammatiche di cadaveri restituiti dal mare sulle coste di Zuwara, in Libia, fra cui quelli di due bambini. Camps ha denunciato la crescente disumanizzazione delle persone migranti, trasformate in “invasori” o “irregolari”, con la conseguenza che la loro morte “non fa più male”. Le immagini, che sono state portate all’attenzione del Consiglio d’Europa senza però produrre reazioni significative, rappresentano un monito sull’inazione delle istituzioni europee e sulla gestione degli accordi con le milizie libiche, responsabili di intercettazioni e rimpatri forzati in violazione dei diritti umani.
Inoltre, Camps ha sottolineato le difficoltà operative di Open Arms, la cui nave è ferma da settimane a Pozzallo a causa di un fermo amministrativo e di un’ispezione particolarmente accurata da parte della Guardia Costiera italiana, che non ha però impedito alla ong di effettuare missioni di soccorso nelle acque internazionali.
L’impegno di Open Arms si conferma dunque non solo sul piano umanitario ma anche in quello politico e giudiziario, in un contesto complesso in cui le ONG si trovano spesso a fronteggiare attacchi mediatici e ostilità istituzionali. Camps ha infine ricordato che, nonostante le difficoltà, l’organizzazione continuerà a operare per salvare vite umane nel Mediterraneo, qualunque sia l’esito del processo in Cassazione.




