La Corte d’Assise riconosce le aggravanti di futili motivi e minorata difesa, dispone risarcimenti ai familiari e riapre il dibattito su sicurezza e violenza giovanile.
Milano, 2 luglio 2025 – La Corte d’Assise di Milano ha emesso la sentenza nel processo per l’omicidio di Manuel Mastrapasqua, il 31enne assassinato la notte tra il 10 e l’11 ottobre 2024 a Rozzano. L’imputato, Daniele Rezza, ventenne, è stato condannato a 27 anni di reclusione, sette in più rispetto alla richiesta avanzata dal Pubblico Ministero. La vicenda ha suscitato grande attenzione per la drammaticità del fatto, avvenuto per un paio di cuffie wireless dal valore di soli 14 euro.
La sentenza e le aggravanti riconosciute
La Corte ha riconosciuto le aggravanti della minorata difesa e dei futili motivi, confermando così alcuni aspetti contestati dall’accusa, ma ha escluso l’aggravante del nesso teleologico tra la rapina e l’omicidio, che invece il pm aveva chiesto di escludere. La condanna a 27 anni è stata giudicata “appena congrua” dall’avvocato della famiglia di Mastrapasqua, Roberta Minotti, che ha sottolineato come la pena non potrà mai colmare il dolore dei familiari.
Il giudice ha inoltre disposto il risarcimento dei danni a favore dei familiari della vittima, con una provvisionale immediatamente esecutiva: 150mila euro alla madre e 70mila euro a testa al fratello e alla sorella di Manuel.
I fatti e il percorso processuale
Manuel Mastrapasqua stava tornando a casa dopo un turno di lavoro in un supermercato quando è stato aggredito in strada da Daniele Rezza, che voleva rapinarlo delle cuffie wireless. Durante l’aggressione, Rezza ha sferrato una coltellata al petto della vittima, provocandone la morte. Il giovane ha ammesso di aver voluto solo rapinare Mastrapasqua e di non aver avuto intenzione di ucciderlo, ma la Corte ha ritenuto fondate le aggravanti relative ai motivi futili e alla minorata difesa.
Dalle indagini è emerso che Rezza aveva già aggredito un altro ragazzo con un coltello pochi mesi prima, un episodio che non era stato denunciato ma che è stato ricostruito durante le indagini. Inoltre, la vittima non ha mai reagito fisicamente all’aggressore, come ha confermato anche il migliore amico di Manuel e la consulenza genetica che ha escluso la presenza di dna sotto le unghie della vittima.
Rezza si è costituito dopo aver lasciato la scena del crimine e ha chiesto scusa alla famiglia della vittima, dichiarando la volontà di intraprendere un percorso di giustizia riparativa. Tuttavia, la madre di Manuel ha contestato le sue parole in aula, sottolineando come non ci sia giustificazione per la perdita del figlio.
Il processo si è svolto senza la presenza di telecamere in aula, nonostante la tensione e le minacce rivolte ai familiari di Rezza sui social. La Corte ha deciso di non procedere a porte chiuse, ma ha comunque monitorato con attenzione il clima attorno al caso.
L’omicidio di Manuel Mastrapasqua ha riacceso il dibattito sulla sicurezza nelle periferie milanesi e sulla violenza giovanile, temi che restano al centro delle preoccupazioni della comunità locale.





