Roma, 5 novembre 2025 – Si infittiscono i dettagli sull’omicidio di Stefano ‘Luigi’ Cena, il giostraio 65enne di Capena, alle porte di Roma, morto il 14 ottobre scorso a seguito di un brutale pestaggio avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 ottobre durante la tradizionale Sagra del vino e dell’uva. Dopo settimane di indagini serrate, i Carabinieri della Compagnia di Monterotondo, coordinati dalla Procura di Tivoli, hanno eseguito tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti giovani italiani, di età compresa tra i 20 e i 25 anni, accusati di omicidio volontario aggravato.
La dinamica dell’aggressione a Stefano Cena
Le indagini svolte dai Carabinieri della Stazione di Capena e della Sezione Operativa della Compagnia di Monterotondo hanno utilizzato tecnologie all’avanguardia, tra cui sistemi di videosorveglianza e analisi telefoniche, integrate da tradizionali metodi investigativi e testimonianze oculari raccolte sul posto. È emerso che tutto è scaturito da futili motivi: nel pomeriggio del 5 ottobre una prima discussione tra la vittima e uno degli aggressori aveva già acceso la tensione. La situazione è degenerata in serata quando Stefano Cena è stato circondato e aggredito da un gruppo di giovani, collaboratori di una giostra gestita dal fratello della vittima.
Nonostante le percosse, Stefano Cena era riuscito inizialmente ad allontanarsi, ma è tornato indietro per soccorrere la moglie, anch’ella coinvolta nell’aggressione. A questo punto ha subito una nuova e violenta aggressione, con colpi ripetuti a parti vitali che lo hanno condotto in coma il 10 ottobre, da cui non si è mai risvegliato, fino al decesso quattro giorni dopo.
La risposta delle autorità e la comunità
L’intervento tempestivo dei Carabinieri, allertati da alcuni testimoni, ha evitato conseguenze ancora più gravi, fermando anche un inseguimento rivolto al figlio della vittima, accorso in aiuto dei genitori. La Procura di Tivoli, guidata dal procuratore Andrea Calice, continua le indagini per chiarire completamente la dinamica, il movente e identificare eventuali altri partecipanti alla violenta aggressione. Gli arrestati sono stati portati a Rebibbia.






