Si è aperto oggi davanti alla Corte d’Assise di Milano il processo per l’omicidio di Vittorio Boiocchi, storico capo ultrà della curva interista, ucciso la sera del 29 ottobre 2022 sotto la sua abitazione. L’udienza ha visto la partecipazione, in videoconferenza dalle carceri di detenzione, di tutti e cinque gli imputati coinvolti nel caso, tra cui spiccano nomi di rilievo del mondo ultras milanese come Andrea Beretta e Marco Ferdico.
Omicidio Boiocchi: processo rapido e pochi testimoni
Il procedimento giudiziario, definito “rapido” dal pubblico ministero Paolo Storari, si caratterizzerà per la limitata escussione di testimoni: è stato infatti indicato un solo investigatore di polizia giudiziaria come testimone chiave, mentre le difese hanno concordato sull’acquisizione di gran parte degli atti d’indagine, inclusi interrogatori e testimonianze raccolte in fase preliminare. Questa decisione è legata al fatto che quattro imputati su cinque hanno già confessato il coinvolgimento nell’omicidio, mentre Daniel D’Alessandro, presunto esecutore materiale e unico a non aver ammesso il proprio ruolo, potrebbe decidere di rendere dichiarazioni nel corso del dibattimento.
Il processo proseguirà con udienze fissate per il 9 e il 16 aprile 2025 per l’esame del testimone d’accusa e degli imputati, mentre il 4 maggio sono previsti altri testimoni richiesti dalle difese. Le conclusioni e gli interventi finali sono programmati per fine maggio, con la data del verdetto ancora da definire.
Il ruolo di Beretta e le dinamiche criminali dietro l’omicidio
Andrea Beretta, già condannato a 10 anni per l’omicidio di Antonio Bellocco, esponente della ‘ndrangheta, ha scelto di collaborare con la giustizia e ha ammesso di essere stato il mandante dell’uccisione di Boiocchi. Secondo l’accusa, Beretta avrebbe orchestrato l’omicidio nell’ambito di una guerra interna al tifo organizzato della curva Nord dell’Inter, legata alla gestione degli affari illeciti, come il merchandising e altri business. Per realizzare il delitto, Beretta avrebbe versato una somma di 50mila euro a Mauro Nepi, non imputato nel processo, che li avrebbe consegnati a Marco Ferdico. Quest’ultimo, insieme al padre, avrebbe organizzato l’esecuzione materiale affidata a Daniel D’Alessandro e Pietro Andrea Simoncini.
Durante le indagini, Beretta ha fornito numerose confessioni, rivelando dettagli sugli affari criminali legati alle curve e sugli intrecci con la malavita organizzata milanese. La sua collaborazione rappresenta un punto di svolta nell’inchiesta, contribuendo a far luce su un cold case rimasto irrisolto per anni.
Il delitto di Boiocchi, avvenuto con colpi di arma da fuoco sparati con proiettili di provenienza estera, è stato inquadrato dagli inquirenti come un atto strategico all’interno delle dinamiche del tifo organizzato, scaturito da conflitti sulla divisione dei proventi delle attività illecite legate alla curva. Le indagini hanno escluso un coinvolgimento diretto della famiglia Bellocco, malgrado i legami criminali tra gli ambienti ultras e le cosche di ‘ndrangheta calabresi.
Il processo in corso promette di fornire ulteriori chiarimenti sugli intrecci tra criminalità organizzata e tifo ultras, in un contesto che da anni rappresenta un nodo cruciale per la sicurezza e la giustizia a Milano.






