Bergamo, 13 settembre 2025 – Continua il processo a carico di Monia Bortolotti, la giovane donna di Pedrengo accusata del duplice infanticidio dei suoi figli neonati, Alice e Mattia Zorzi, rispettivamente di quattro e due mesi al momento della morte avvenuta a distanza di un anno. La vicenda, che ha scosso profondamente l’opinione pubblica, vede contrapposte due versioni: la Procura sostiene la lucidità e l’assenza di pentimento della donna, mentre la difesa invoca l’assoluzione per vizio di mente.
Accusa e richiesta di ergastolo per Monia Bortolotti
La Procura di Bergamo, rappresentata dalla pm Maria Esposito, ha chiesto la condanna all’ergastolo con isolamento diurno per sei mesi per Monia Bortolotti. Secondo l’accusa, la donna avrebbe agito in piena consapevolezza, incapace di sopportare il pianto e i bisogni dei neonati. Le indagini hanno evidenziato come la donna abbia tentato di depistare familiari e psichiatri, fornendo versioni alterate dei fatti e senza mai manifestare segni di pentimento. La pm ha avanzato la richiesta di una nuova perizia psichiatrica, che contesta le conclusioni di un incidente probatorio precedente, sostenendo che la depressione con caratteristiche psicotiche diagnosticata non possa giustificare la sua lucidità criminale.
Testimonianze e dettagli medici
Durante il processo sono state ascoltate le voci di Mirco Nacoti, medico rianimatore intervenuto sul piccolo Mattia, e della dottoressa Francesca Favini, che lo aveva seguito nel reparto di Patologia neonatale. Il racconto del rianimatore descrive un bimbo già cianotico al loro arrivo e una madre che non ha praticato con efficacia le manovre di rianimazione, trovata seduta e in lacrime sul divano. La dottoressa Favini ha espresso shock per la morte del bambino, evidenziando come Mattia fosse considerato sano e avesse anche un loop recorder impiantato per monitorare il cuore. Le manovre di soccorso, pur essendo efficaci nei neonati, possono causare segni evidenti come ecchimosi o fratture, come confermato dal medico.
Un’anestesista rianimatore pediatrico del San Raffaele di Milano, Paolo Silvani, si occuperà di effettuare una perizia medico-legale sulle cause della morte di Mattia, valutando anche i dati del loop recorder e l’eventuale soffocamento provocato dalla madre, oltre all’efficacia delle manovre di soccorso.
La difesa e la questione psichiatrica
La difesa, rappresentata dall’avvocato Luca Bosisio, insiste sull’incapacità di intendere e di volere di Monia Bortolotti, basandosi su un incidente probatorio condotto da un team di professionisti di alto profilo. Si sottolinea inoltre che il ricovero nella Rems di Castiglione delle Stiviere rappresenti già una forma di condanna. La difesa respinge l’ipotesi di manipolazione dei test psichiatrici, evidenziando che la donna assumeva numerosi farmaci che avrebbero limitato questa possibilità.
Il dibattimento continua con l’attesa della sentenza fissata per il 17 novembre e con ulteriori audizioni previste per approfondire la capacità di intendere e volere dell’imputata, tema centrale per la definizione del caso.

