Roma, 8 ottobre 2025 – Prosegue con crescente intensità la mobilitazione degli studenti romani in solidarietà alla Palestina, con una serie di occupazioni scolastiche che coinvolgono diversi istituti della Capitale. Tra i licei occupati nelle ultime ore figurano il Tullio Levi Civita a Roma Est, il Kant a Centocelle, il Plinio in zona Prati, oltre al Plauto, Augusto e l’Enzo Rossi. L’iniziativa si inserisce in un contesto di protesta più ampio che ha visto nelle scorse settimane manifestazioni e scioperi a sostegno della popolazione palestinese e contro le politiche del governo italiano in relazione al conflitto in Medio Oriente.
Le ragioni dell’occupazione: la voce degli studenti

All’ingresso del liceo Tullio Levi Civita, due studenti portavoce del collettivo, Adriano e Andrea, hanno spiegato i motivi dell’azione: “Abbiamo deciso di occupare perché crediamo che sia il mezzo più importante per protestare. Avevamo detto che, se avessero bloccato la flottiglia diretta a Gaza, noi avremmo bloccato la scuola. E così è stato: non abbiamo fermato solo il Levi Civita, ma tutta Roma Est, portando in piazza più di mille persone”. La mobilitazione si inserisce in una serie di occupazioni che si stanno susseguendo in tutta la città, in continuità con le manifestazioni che da settimane attraversano Roma e altre città italiane.
Gli studenti chiedono un riscontro politico e rivolgono una dura critica al governo Meloni e al ministro Valditara. “Chiediamo che le nostre voci vengano ascoltate, che cessino gli accordi con lo Stato di Israele e che venga ritirato il DDL 1660, che limita il diritto di manifestare”, affermano i giovani. Il collettivo studentesco Osa sottolinea che “non un soldo deve andare alla guerra, c’è bisogno di fondi per l’istruzione!”.
Una protesta che si diffonde e si radica nelle scuole
L’occupazione del Levi Civita è solo una delle tante azioni che segnano quello che i collettivi definiscono uno “tsunami delle occupazioni studentesche”. Dopo il primo segnale dato dal liceo Rossellini il 24 settembre scorso, l’ondata di proteste ha coinvolto istituti di Roma e di altre città come Genova e Torino. Le occupazioni sono caratterizzate da un ampio consenso tra studenti, genitori e anche alcuni docenti, e rappresentano una protesta articolata che unisce la solidarietà alla Palestina all’opposizione alle politiche del governo in materia di istruzione e sicurezza.
Le scuole occupate denunciano anche situazioni interne agli istituti, come la repressione di assemblee studentesche e atti di vandalismo con simboli fascisti contro immagini a sostegno della Palestina, episodi che non avrebbero ricevuto una ferma condanna da parte delle dirigenze scolastiche. Gli studenti affermano inoltre che le direttive dell’Ufficio scolastico regionale che vietano di parlare di Palestina a scuola rappresentano un tentativo di reprimere il dissenso.
In parallelo alle occupazioni, si sono svolti a Roma sit-in di solidarietà per gli arrestati negli scontri avvenuti durante l’ultimo corteo pro-Palestina, mentre nel quartiere Marconi è stata organizzata un’iniziativa contro le scritte antisemite apparse su un esercizio commerciale.
L’elenco delle scuole occupate è in continua crescita, con l’adesione di nuovi istituti che confermano la volontà degli studenti di mantenere alta l’attenzione sulla crisi umanitaria in corso e di esercitare pressione politica attraverso forme di protesta diretta.






