Filippo Blengino, segretario di Radicali Italiani, ha inaugurato un negozio di cannabis light a Roma, violando l’articolo 18 del decreto sicurezza. Blengino denuncia la perdita di ventiduemila posti di lavoro e critica la deriva proibizionista del governo italiano
Filippo Blengino, segretario di Radicali Italiani, ha inaugurato oggi un negozio di cannabis light presso la sede del partito a Roma. Questa iniziativa è una risposta diretta all’articolo 18 del decreto sicurezza, che equipara la cannabis light a quella contenente THC. L’apertura del negozio non è solo un gesto simbolico, ma rappresenta anche un tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi legati al proibizionismo.
Un atto di disobbedienza civile
L’inaugurazione del CBD Shop segna un’importante dichiarazione di disobbedienza civile da parte di Blengino. Il politico ha espresso la sua intenzione di denunciare l’assurdità della legge vigente, che ha causato la chiusura di molte attività nel settore della cannabis light. “Con il nuovo decreto, il settore della cannabis light è stato praticamente distrutto, mettendo a rischio oltre ventimila posti di lavoro e favorendo la criminalità organizzata”, ha dichiarato Blengino. Questa scelta di aprire il negozio mira a stimolare un dibattito pubblico su un tema spesso stigmatizzato e controverso.
Un momento di forte tensione politica
L’inaugurazione ha attirato l’attenzione di numerosi sostenitori e attivisti del partito, diventando un momento di forte tensione politica. Blengino ha affermato che manterrà il negozio aperto fino a quando non verrà arrestato, sottolineando che la sua azione è destinata a evidenziare le conseguenze negative di leggi che non rispettano la libertà individuale. Questo atteggiamento provocatorio si inserisce in un contesto di lotte per i diritti civili, che è da sempre parte della storia del partito, impegnato nella difesa delle libertà personali e nella promozione di politiche di legalizzazione delle sostanze leggere.
Verso la Corte Costituzionale
In concomitanza con l’apertura del negozio, Blengino ha annunciato la sua intenzione di portare la questione davanti alla Corte Costituzionale per contestare la legittimità della legge che ha inasprito le norme sulla cannabis. Le polemiche attorno a questo tema non sono nuove e si intrecciano con le più ampie discussioni sul diritto alla libertà di scelta e sul fallimento delle politiche proibizioniste. Molti esperti sostengono che queste politiche non hanno mai realmente risolto il problema del consumo di sostanze stupefacenti nel paese. La decisione di Blengino potrebbe innescare un dibattito acceso sul futuro della legislazione riguardante la cannabis in Italia, un argomento che continua a dividere l’opinione pubblica e il panorama politico.






