Il caso dello studente che si è rifiutato di sostenere l’esame orale di maturità fa scoppiare il caos: l’appello dei presidi
Il caso di un liceale padovano che ha deciso di non sostenere l’esame orale di maturità, pur ottenendo la promozione, ha riacceso il dibattito sulla normativa vigente relativa all’esame di Stato. Gianmaria Favaretto, studente del liceo scientifico “Enrico Fermi” di Padova, si è presentato davanti alla commissione, ha ringraziato e ha annunciato la sua scelta di non sostenere il colloquio, provocando una forte reazione nel mondo della scuola.
Presidi chiedono una revisione delle regole dell’esame di maturità
Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, ha dichiarato all’ANSA che “non è accettabile che uno studente si rifiuti di affrontare il colloquio orale” e ha sottolineato l’urgenza di una modifica normativa che preveda come obbligatorio il superamento di tutte le prove, inclusa quella orale. Giannelli ha evidenziato come la scuola debba essere un luogo di educazione al rispetto delle regole e che il rifiuto di sostenere l’esame orale rappresenti un problema serio, con un possibile effetto emulativo, dato che episodi simili si erano verificati anche lo scorso anno.
Il presidente dei presidi ha inoltre ricordato che la commissione d’esame, formata da un presidente esterno e sei commissari, ha il compito di garantire la correttezza delle procedure e che l’esame di Stato ha proprio l’obiettivo di verificare conoscenze, competenze e capacità critiche degli studenti.
Il mondo della scuola sollecita l’intervento del Ministro Valditara
Anche dal mondo dei docenti arriva un appello chiaro. Il professor Aldo Domenico Ficara, in una lettera aperta al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, ha ribadito che “la prova orale deve essere una componente imprescindibile per il superamento della maturità”, indipendentemente dal punteggio già acquisito con crediti e prove scritte. Secondo Ficara, la normativa attuale che consente di evitare l’orale mina l’essenza stessa dell’esame, vanificando parte dell’impegno della scuola e degli studenti.
La scelta di Favaretto, che ha accumulato 65 punti tra crediti e prove scritte, è stata una forma di protesta civile ma ha aperto un dibattito sulla necessità di riformare le modalità di valutazione degli esami di Stato, affinché si tenga conto non solo del punteggio numerico, ma anche delle capacità di espressione e confronto, elementi fondamentali della maturità.
Il caso del giovane padovano e le reazioni che ne sono seguite segnalano una crescente attenzione verso l’integrità e la qualità del percorso di valutazione nelle scuole superiori italiane.






