Bologna, 20 agosto 2025 – Si arricchiscono di nuovi sviluppi le indagini sulla morte sospetta all’ospedale di Argenta che ha portato all’arresto di un infermiere e ora coinvolge anche due medici per presunte falsificazioni di documenti clinici. L’inchiesta, coordinata dalla pm Barbara Cavallo, si concentra su una serie di episodi di maltrattamenti e somministrazioni illecite di farmaci a pazienti anziani ricoverati nel reparto di lungodegenza.
Morte sospetta Argenta, infermiere arrestato per omicidio e maltrattamenti
Matteo Nocera, l’infermiere arrestato a luglio per il caso di morte sospetta presso l’ospedale di Argenta, è accusato di aver somministrato senza alcuna indicazione terapeutica un farmaco altamente pericoloso, l’Esmeron, a un paziente 83enne deceduto il 5 settembre 2024. L’Esmeron, un miorilassante che necessita di accompagnamento tramite respirazione artificiale, può risultare letale se somministrato impropriamente, impedendo la respirazione autonoma. L’accusa di omicidio riguarda attualmente solo questo paziente, ma l’indagine ha portato alla luce altri casi sospetti di decessi in tempi ravvicinati nel medesimo reparto.
Oltre all’omicidio, Nocera è indagato per maltrattamenti, avendo somministrato abitualmente benzodiazepine e sedativi agli anziani senza prescrizione medica. Inoltre, è contestato un episodio di lesioni personali, in cui avrebbe inflitto a un paziente un’incisione con bisturi senza anestesia, provocando dolore e conseguenze.
Indagini sui medici per falso in documenti clinici
Le indagini si sono estese anche a due medici, ora indagati per falso in atti pubblici. Secondo quanto emerso, i medici avrebbero attestato falsamente la somministrazione di farmaci nei documenti clinici, nonostante la somministrazione fosse avvenuta arbitrariamente da parte dell’infermiere senza la prescrizione formale. In un caso, la cartella clinica riportava l’assopimento di un paziente senza indicarne la reale causa, con successiva retrodatazione della prescrizione del farmaco.
È stata inoltre contestata l’interruzione di pubblico servizio nei confronti di Nocera, che, durante il turno, avrebbe abbandonato il reparto per assistere a domicilio la madre di uno dei medici coinvolti.
Le famiglie delle vittime sono assistite dalla società di risarcimento danni Giesse, mentre l’infermiere è difeso dall’avvocato Lorenzo Valgimigli. L’inchiesta, condotta dai carabinieri del reparto operativo di Ferrara e dal Nas di Bologna, prosegue per chiarire l’entità delle responsabilità e i possibili ulteriori casi di maltrattamento e negligenza nel reparto di lungodegenza.






