Milano, 19 settembre 2025 – Proseguono le indagini sulla morte di Maurizio Rebuzzini, noto giornalista, critico fotografico e docente universitario, trovato in arresto cardiaco nel suo studio vicino alla stazione Centrale di Milano. Nonostante le circostanze ancora da chiarire, il figlio Filippo Rebuzzini ha voluto esprimere il suo pensiero, escludendo fermamente l’ipotesi di un delitto.
Le parole del figlio: esclusa l’ipotesi di omicidio

Filippo Rebuzzini ha raccontato ai giornalisti di aver trovato il padre privo di sensi alle 18:44, precisando che i segni visibili sul collo del giornalista non erano presenti al momento del soccorso, ma sono comparsi successivamente in ospedale a causa degli spostamenti effettuati dai soccorritori. “Questi segni sono avvenuti post mortem e dovuti agli spostamenti effettuati dai soccorritori, che lo hanno trascinato per la maglietta per spostarlo”, ha specificato. Ha inoltre sottolineato che il padre “non aveva nemici” e che, quindi, l’ipotesi più plausibile è quella di un malore: “Presumo che mio padre sia stato colto da un malore. L’ho sentito alle due e mezza, e la prima chiamata senza risposta è di un amico alle 15:13, quindi ritengo che il malore sia avvenuto intorno alle tre del pomeriggio”.
Filippo ha anche chiarito di non essere indagato e di collaborare con le autorità per fare chiarezza sulla vicenda: “Non faccio parte degli indagati, ma devono capire cosa è successo. Ci sono le telecamere che presumo abbiano già acquisito”.
Una vita dedicata alla fotografia e al giornalismo culturale
Maurizio Rebuzzini, 74 anni, era una figura di rilievo nel panorama della fotografia italiana. Critico fotografico, giornalista e docente all’Università Cattolica di Brescia, era direttore responsabile della rivista FOTOgraphia, fondata nel 1994, e apprezzato per la sua etica professionale e il contributo culturale alla fotografia. Il figlio ha ricordato come la fotografia fosse la passione dominante nella vita del padre: “Non c’è stato un giorno in cui non passasse dallo studio a fare qualcosa inerente alla rivista o a un’idea che aveva in testa”. Filippo ha descritto un uomo che usava la fotografia come mezzo per parlare della vita stessa, affermando spesso: “La fotografia non è un arido punto di arrivo ma uno splendido punto di partenza, per cui si può arrivare a parlare di tutto”.
Nonostante i numerosi impegni, Rebuzzini era anche molto presente per la famiglia: “Anche se stava scrivendo un articolo, se gli chiedevo di prendere un caffè, mollava tutto e arrivava”.
Dopo essere stato trovato privo di sensi nello studio di via Zuretti, il 74enne è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Fatebenefratelli di Milano, dove è deceduto poco dopo. L’esame delle circostanze è ancora in corso, con particolare attenzione alle tracce ematiche rinvenute sul luogo e ai segni sul collo, ma il figlio esclude con fermezza un coinvolgimento criminale.
In questo momento di dolore, la comunità fotografica e culturale italiana ricorda Maurizio Rebuzzini come un grande professionista e una persona stimata e amata da tutti.






