A Monza è stato eseguito un intervento per separare due gemelle siamesi di due anni e mezzo: una delle due è morta
Un delicato e complesso intervento chirurgico è stato eseguito al San Gerardo di Monza per tentare di separare due gemelle siamesi di due anni e mezzo, unite a livello cranio-encefalico. L’operazione, durata oltre 48 ore, ha rappresentato uno dei casi più rari e delicati nel campo della neurochirurgia pediatrica.
Il caso delle gemelle siamesi unite per la testa
Le due bambine, giunte in Italia nel luglio 2024, presentavano una fusione estesa delle ossa craniche, dei tessuti cerebrali e del sistema vascolare, una condizione definita come craniopagia, estremamente rara con una incidenza stimata in un caso ogni 2,5 milioni di nascite. Secondo i dati storici, sono meno di 60 gli interventi di separazione di gemelli siamesi cranici eseguiti a livello mondiale dal 1950 ad oggi.
Durante l’intervento, una delle due gemelle, la piccola denominata T., non è riuscita a superare la fase finale della procedura chirurgica. L’altra gemella, D., è attualmente ricoverata in terapia intensiva neurologica e mostra progressivi miglioramenti che, secondo l’ospedale, le consentiranno di avviare un percorso verso l’autonomia motoria.
Tecnologie avanzate e multidisciplinarietà per la chirurgia
L’operazione è stata supportata da avanzate tecnologie di imaging 3D per la ricostruzione dettagliata delle strutture craniche e vascolari, fondamentali per pianificare ogni fase dell’intervento e limitare i rischi di emorragie e ischemie cerebrali. Un’équipe multidisciplinare composta da neurochirurghi, anestesisti e specialisti di varie strutture sanitarie, tra cui collaborazioni internazionali, ha seguito scrupolosamente ogni passaggio.
L’esperienza del San Gerardo si inserisce in un contesto più ampio di interventi analoghi eseguiti in Italia negli ultimi anni, come il caso delle gemelle unite per la testa operate con successo al Bambino Gesù di Roma e l’intervento di separazione di gemelle siamesi a Bergamo nel 2018. Questi casi testimoniano il progresso della chirurgia pediatrica italiana nel trattamento di condizioni estremamente complesse e rare.






