Milano, 13 agosto 2025 – La tragica vicenda di Cecilia De Astis, la pensionata di 71 anni investita e uccisa da un’auto guidata da quattro minorenni nel quartiere Gratosoglio, ha riacceso il dibattito sul profilo giuridico e sulle responsabilità familiari di fronte a episodi simili. Gli inquirenti hanno stabilito che alla guida della Citroën Ds4 bianca rubata c’era un tredicenne, accompagnato da tre amici di 11, 12 e 13 anni, tutti residenti nel campo rom di via Selvanesco. Nonostante la gravità dell’evento, la legge italiana non prevede l’imputabilità per chi non ha ancora compiuto 14 anni.
Caso Cecilia De Astis e l’imputabilità dei minorenni
Secondo l’articolo 97 del Codice Penale, “non è imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, non aveva compiuto i quattordici anni”. Il professore di diritto penale Francesco Centonze ha chiarito al Corriere della Sera che fino a questa soglia anagrafica il minore è considerato privo della maturità necessaria per comprendere pienamente il valore etico e sociale delle proprie azioni. Di conseguenza, il procedimento penale si conclude generalmente con un non luogo a procedere. Tuttavia, restano possibili misure alternative come il collocamento in comunità, ma nessuna sanzione penale tradizionale può essere applicata. Centonze sottolinea che una pena per questi minori sarebbe addirittura controproducente, poiché la legge si basa su evidenze scientifiche che evidenziano la carenza di maturità sociale al di sotto dei 14 anni.
Responsabilità genitoriale e conseguenze civili
Diversa è la posizione che riguarda i genitori dei ragazzi. Questi potrebbero essere chiamati a rispondere civilmente e penalmente qualora venga accertata la loro consapevolezza della situazione di pericolo e la mancata azione per impedire l’evento. Il giudice, inoltre, ha la facoltà di revocare la responsabilità genitoriale se ciò risulti nel migliore interesse dei minori coinvolti. Sul piano risarcitorio, la situazione economica delle famiglie influirà sull’entità del risarcimento; laddove questa sia insufficiente, è previsto un fondo statale per la tutela delle vittime, in base alla Direttiva europea di settore.
Il dramma di una famiglia e la richiesta di sicurezza
Filippo Di Terlizzi, figlio di Cecilia, ha espresso il proprio dolore e la rabbia per quanto accaduto, rifiutando di considerare l’evento una semplice disgrazia: “Questa tragedia non è giustificabile con la sfortuna. Si è arrivati qui perché non siamo tutelati”. Il giovane ha sottolineato la necessità di soluzioni concrete per la sicurezza urbana, al di là di slogan politici.
Le autorità continuano le indagini e monitorano la situazione nel campo rom di via Selvanesco, da cui alcune famiglie si sono recentemente allontanate. Intanto, la comunità milanese resta scossa dalla perdita di una vita innocente e dalla complessità di un sistema che tutela i più piccoli ma lascia aperti interrogativi sulle responsabilità e la sicurezza collettiva.






