Milano, 14 novembre 2025 – Questa mattina circa un migliaio di studenti hanno partecipato allo sciopero studentesco e alla manifestazione denominata No Meloni Day nel centro di Milano. Il corteo, pacifico, ha attraversato le vie cittadine per concludersi in piazza della Scala, luogo simbolico della città. L’iniziativa ha visto la mobilitazione degli studenti universitari e delle scuole superiori, impegnati in diverse azioni dimostrative contro le politiche del governo Meloni, in particolare in relazione ai finanziamenti pubblici destinati alla guerra anziché alla formazione.
Azioni simboliche e rivendicazioni in piazza

Durante il corteo, sono stati esposti cartelli con i nomi di alcuni bambini palestinesi vittime del conflitto a Gaza nei pressi della sede di Assolombarda, mentre davanti al consultorio di via Larga sono stati bruciati simbolicamente cartelli contro il patriarcato, a supporto della richiesta di un’educazione sessuale e affettiva nelle scuole. Una studentessa di Cambiare Rotta ha spiegato che lo slogan della giornata, “Soldi all’università, non alla guerra”, sintetizza la protesta contro il sostegno economico alle spese militari da parte del governo, definito “complice di un genocidio”.
La mobilitazione si inserisce in un contesto nazionale più ampio: nelle ultime settimane, migliaia di studenti universitari hanno bloccato le facoltà e le università in solidarietà con la Palestina e contro la complicità del governo italiano nelle politiche di riarmo e sostegno allo Stato di Israele. In particolare, la ministra Bernini è stata al centro delle critiche per la sua posizione e per il progetto di riforma della governance universitaria, giudicato dagli studenti come un tentativo di reprimere le proteste e accentuare l’aziendalizzazione degli atenei.
Le richieste degli studenti e il quadro nazionale
Le rivendicazioni principali degli studenti riguardano un investimento di almeno 20 miliardi di euro in più per l’università pubblica e la ricerca, con un chiaro rifiuto dell’aumento delle spese militari previsto nella nuova legge finanziaria. Il governo Meloni, infatti, ha annunciato un incremento della spesa militare fino allo 0,5% del PIL, in linea con gli impegni assunti al vertice NATO, e una richiesta all’Unione Europea di 15 miliardi di euro per il riarmo tramite il SAFE.
Gli studenti denunciano inoltre il peggioramento delle condizioni del diritto allo studio, con borse di studio insufficienti, costi crescenti per tasse e affitti, e servizi pubblici ridotti. Nel contempo si oppongono al disegno di legge 1627, noto come “DdL Bavaglio”, che equipara antisionismo ad antisemitismo, tacciato di essere uno strumento repressivo contro le critiche allo Stato di Israele e alle mobilitazioni studentesche.
Milano si unisce così a molte altre città italiane, come Bologna, dove sono previste manifestazioni analoghe con blocchi di scuole e università e presidi davanti ai rettorati, in vista dello sciopero generale nazionale del 28 novembre. Le proteste rappresentano un segnale forte di dissenso nei confronti dell’attuale governo, ritenuto non rappresentativo degli interessi degli studenti e incapace di garantire formazione pubblica di qualità e diritto allo studio.
Il No Meloni Day di oggi ha rilanciato con forza la richiesta di una nuova politica universitaria e sociale, chiedendo di investire risorse nella formazione anziché nella guerra e di sostenere la causa palestinese come esempio di resistenza internazionale.
Fonte: Roberto Smaldore - Milano, sciopero studentesco e No Meloni Day: "Soldi all'università, non alla guerra"






