Un nuovo studio della Scuola Imt Alti Studi ha evidenziato come gli accordi tra UE e Turchia del 2016 abbiano portato a un aumento dei morti tra i migranti
Un recente studio della Scuola Imt Alti Studi Lucca, pubblicato sulla rivista Humanities and Social Sciences Communications, ha analizzato l’impatto dell’accordo UE-Turchia del 2016 sulle migrazioni irregolari nel Mediterraneo, evidenziando conseguenze drammatiche in termini di aumento della mortalità lungo rotte alternative.
L’accordo UE-Turchia e il cambiamento delle rotte migratorie
L’intesa, siglata nel marzo 2016, mirava a contenere gli arrivi irregolari di migranti attraverso il confine tra Turchia e Grecia. Tuttavia, secondo la ricerca condotta da Massimo Riccaboni e Irene Tafani, l’accordo non ha ridotto il numero complessivo degli ingressi irregolari in Europa, ma ha semplicemente spostato i flussi migratori verso rotte più pericolose, in particolare quella del Mediterraneo centrale. I dati mensili di Frontex e le registrazioni del Progetto Migranti Scomparsi dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni sono stati utilizzati per simulare scenari alternativi senza l’accordo. Ne risulta che circa 2.000 migranti, che avrebbero scelto la rotta orientale, sono stati reindirizzati verso il Mediterraneo centrale tra aprile e dicembre 2016, dove il rischio di morte è significativamente più alto.
Il tasso di mortalità lungo questa rotta è quasi raddoppiato dopo l’entrata in vigore dell’accordo, con un aumento netto stimato di circa 45 decessi attribuibili direttamente a questo spostamento.
Critiche e raccomandazioni degli studiosi sui migranti
I ricercatori sottolineano la necessità di un approccio più globale alle politiche migratorie. Tafani afferma: “Non ha senso concludere accordi bilaterali senza un coordinamento più ampio, perché si rischia di spingere le popolazioni vulnerabili verso rotte ancora più pericolose”. Riccaboni aggiunge che i cali negli arrivi in Grecia non indicano una diminuzione della migrazione, ma solo un cambiamento di rotta, con un conseguente aumento del pericolo per i migranti.
Parallelamente, l’analisi di Amnesty International conferma che l’Unione Europea ha adottato politiche di esternalizzazione del controllo delle frontiere, spesso associate a violazioni dei diritti umani in paesi terzi come la Libia. Amnesty denuncia che tali accordi, inclusi quelli con la Turchia, non garantiscono adeguata protezione ai migranti e rifugiati, lasciandoli in condizioni precarie e sovraffollate, specialmente nelle isole greche.
Questi studi pongono l’accento sull’urgenza di percorsi legali e sicuri per migranti e rifugiati, e sulla necessità di politiche europee che tutelino i diritti umani e riducano i rischi lungo tutte le rotte migratorie.






