Catania, 26 settembre 2025 – Un’importante operazione condotta dalla Procura di Catania ha portato all’arresto di otto persone coinvolte in un’organizzazione criminale dedita alla diffusione illecita di palinsesti pay TV attraverso sistemi di streaming pirata. L’indagine, che ha avuto un ruolo chiave nel contrasto al cybercrime in Italia, ha fatto emergere una struttura gerarchica ben definita e ramificata su tutto il territorio nazionale e all’estero.
L’operazione e la struttura dell’organizzazione di streaming pirata
L’indagine, coordinata dalla Procura di Catania e supportata dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Catania insieme al Servizio polizia postale e sicurezza cibernetica di Roma, ha permesso di decapitare quella che viene definita la “cupola” del mercato illegale dello streaming in Italia. Gli otto arrestati sono stati sottoposti agli arresti domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla diffusione illecita di contenuti televisivi a pagamento, accesso abusivo a sistemi informatici e frode informatica.
Attraverso l’analisi approfondita di dispositivi elettronici sequestrati – computer, smartphone e server – e lo studio di un ingente volume di movimentazioni finanziarie, è stato possibile ricostruire l’organigramma dell’organizzazione: una struttura piramidale composta da ruoli specifici come capo, vice capo, master, admin, tecnico e reseller. I vertici operavano in città strategiche come Catania, Roma, Siracusa e Brescia, estendendo la loro influenza anche oltre i confini nazionali.
Il fenomeno delle IPTV illegali e l’impatto economico
L’organizzazione criminale si dedicava alla distribuzione di palinsesti pay TV illegali, tra cui contenuti di piattaforme note come Sky, Dazn, Mediaset, Amazon Prime e Netflix, sfruttando una rete di IPTV pirata. Alcuni dei nomi fittizi utilizzati per confondere le indagini richiamavano direttamente quelli di servizi legali, come Now TV, Unity, Playtv e Skynet.
Grazie a server noleggiati da società di hosting estere e all’uso di applicazioni di messaggistica criptata, identità false e documenti contraffatti per intestare utenze telefoniche e finanziarie, l’organizzazione riusciva a eludere i controlli delle forze dell’ordine. I rivenditori sparsi sul territorio nazionale erano tenuti a rispettare un rigido codice di comportamento per ostacolare le investigazioni e contaminare le prove.
Secondo le stime emerse, i profitti generati durante i mesi monitorati ammontano a circa 10 milioni di euro, con un danno per l’industria audiovisiva che supera i 30 milioni di euro mensili. L’operazione ha fatto luce su circa il 70% del fenomeno dello streaming illegale in Italia, coinvolgendo oltre 900.000 utenti.
Il contesto della pay TV e le sfide del mercato legale
La diffusione delle pay TV in Italia ha una lunga storia, iniziata nei primi anni ’90 con la nascita di servizi come TELE+ e Stream TV, poi confluiti nell’attuale Sky Italia, leader indiscusso nel mercato satellitare. La pay TV si basa principalmente su due forme di pagamento: il prepagamento e l’abbonamento, con una sempre maggiore diffusione di offerte digitali e on demand.
L’emergere di piattaforme di streaming pirata rappresenta una minaccia significativa per l’economia legale del settore audiovisivo, che investe ingenti risorse in contenuti esclusivi, come eventi sportivi e produzioni cinematografiche. Il contrasto a queste attività illecite richiede un impegno costante da parte delle autorità e un aggiornamento continuo delle tecnologie di protezione digitale.
Le città coinvolte nell’indagine, in particolare Catania e Roma, rappresentano importanti centri economici e culturali del Paese. Catania, capoluogo di provincia e fulcro del distretto industriale del Sud-Est Sicilia, è anche un polo universitario e logistico strategico, mentre Roma, capitale d’Italia, è una metropoli globale e sede di numerose istituzioni nazionali e internazionali, con una vasta offerta di servizi digitali e media.
L’operazione della Procura di Catania si inserisce in un contesto di crescente attenzione verso la sicurezza informatica e la tutela del diritto d’autore, evidenziando l’efficacia della collaborazione tra forze dell’ordine e strutture specializzate nel contrasto al cybercrime.
