Maschera Scala, i colleghi testimoni: “Subito accerchiata, ha ceduto all’emozione”
Due maschere raccontano quanto accaduto al concerto del 4 maggio: “Direzione? Solo un confronto frettoloso”
Cronaca (Milano). Continuano le mobilitazioni per il licenziamento della maschera del Teatro alla Scala, allontanata dopo aver gridato ‘Palestina Libera’ all’apertura del concerto del 4 maggio. Due maschere in servizio quella sera, oggi presenti in piazza della Scala al presidio organizzato dalla CUB, raccontano quanto accaduto. “Il ruolo della maschera consiste principalmente nell’accoglienza del pubblico: noi apriamo le porte, accompagniamo le persone al posto e gestiamo eventuali criticità. La sera del 4 maggio stavo lavorando in guardaroba di prima galleria. Prima dell’inizio ci era stato detto che sarebbe stata una serata particolare perchè c’erano delle delegazioni. A cinque minuti dall’inizio dello spettacolo ho sentito il grido. Alcuni sapevano del gesto, io no. È stata una sorpresa. Ma ho capito subito che era lei, ho pensato: ‘Grande!’. Sono d’accordo con la sua azione”, dice Francesco. “Il giorno successivo ci hanno convocati poco prima di iniziare il turno, quindi senza possibilità di vera replica. Hanno cercato di chiarire le motivazioni del licenziamento. Poi, hanno anche detto che una collega aveva cercata di fermarla, non è vero. È stato definito un gesto egoista perchè ognuno ha le proprie battaglie ma nessuno le porta sul lavoro. Noi invece pensiamo sia stato un gesto di coraggio”, ha aggiunto la seconda testimone. (Nicoletta Totaro/alanews)