Maschera Scala, Cub: “Licenziamento politico contro gesto di coscienza”
D’Ambrosio: “Raccolte 400 firme, tutto il teatro è con la lavoratrice. Presto iniziative in solidarietà per lei e per Gaza”
Cronaca (Milano). “Il 4 maggio c’era stato un concerto organizzato con ospiti della Banca Asiatica di Sviluppo. La ragazza, ignara di tutto, alla vista della premier Meloni nel palco reale, cinque minuti prima dell’inizio, si è tolta il medaglione e dalla sua postazione al terzo ordine si è spostata nella prima galleria, da dove ha gridato ‘Palestina libera’. Aveva con sé anche una bandiera palestinese, ma non ha avuto il tempo di srotolarla perchè dietro di lei c’era già la polizia. Da quel momento, è stata mandata via e mai più richiamata in servizio, poi è arrivata una contestazione disciplinare con l’accusa di ‘violazione degli ordini di servizi’ e di aver tradito la fiducia. A quel punto siamo intervenuti come CUB e abbiamo difeso la libertà di dire il proprio pensiero, anche in una situazione così delicata. Il provvedimento di licenziamento, dal nostro punto di vista è chiaro: è un un licenziamento politico”. Così ha spiegato Roberto D’Ambrosio, presidente del sindacato CUB Informazione e Spettacolo del Teatro alla Scala di Milano, in merito alla vicenda che ha visto il licenziamento di una giovane maschera che ha gridato ‘Palestina libera’ lo scorso 4 maggio. “Qui si tratta una questione di coscienza e di libertà di espressione. Chiaramente (la ragazza licenziata, ndr) è dispiaciuta di essere finita in una situazione più grande di quanto si immaginasse. Noi dobbiamo difenderla a tutti i costi perchè ha messo a repentaglio il proprio posto di lavoro per una causa così nobile. Tutto il teatro è con lei. Sono state raccolte 400 firme, ci saranno iniziative in solidarietà per lei e ovviamente per Gaza. Confidiamo nel Presidente della fondazione che è il sindaco Sala”, ha concluso D’Ambrosio. (Nicoletta Totaro/alanews)





