Milano, 2 settembre 2025 – In una sala gremita della Camera del Lavoro di Milano, in corso di Porta Vittoria, si è svolta ieri sera l’assemblea convocata dai centri sociali e dagli spazi autogestiti in vista della manifestazione indetta per sabato 6 settembre contro lo sgombero del centro sociale Leoncavallo. L’incontro ha rappresentato un momento di forte mobilitazione e riflessione sul futuro di uno degli spazi simbolo della cultura alternativa e dell’impegno sociale nella città.
Assemblea e appelli per una Milano democratica

Ad aprire l’assemblea è stata Marina Boer, presidente dell’associazione Mamme Antifasciste del Leoncavallo, che ha sottolineato il valore politico e culturale del centro sociale, occupato dal 1994 e oggi minacciato da uno sfratto che pesa come un’incognita sul suo futuro. “L’occupazione è stata il modo per avere uno spazio dove sperimentare le nostre idee”, ha dichiarato Boer, chiedendo ai partecipanti non solo solidarietà ma “riconoscenza del valore di una visione del mondo antitetica a quella che vediamo prospettata nella nostra città”.
Presente all’assemblea anche Luca Stanzione, segretario milanese della CGIL, che ha annunciato un appello congiunto insieme ad ARCI e ANPI per difendere il Leoncavallo: “Questo governo non può permettersi di chiudere uno spazio democratico come il Leoncavallo. Lo troviamo un insulto alla città”. Stanzione ha invitato alla mobilitazione sottolineando che “qui c’è una Milano che guarda al futuro, a quello che vorrà essere nel 2040”.
La manifestazione, organizzata dagli spazi sociali occupati, partirà alle ore 12 dalla Stazione Centrale, attraverserà le vie della città e raggiungerà Porta Venezia, da dove alle 14 prenderà avvio un secondo corteo. “La stagione di battaglie non si conclude mai”, ha detto Elena del Cantiere, evidenziando come il corteo non sarà un momento triste ma una rivendicazione del diritto alla casa e agli spazi sociali contro “i padroni della città”. Anna Camposampiero, di Riformazione Comunista, ha definito il corteo “rumoroso, gioioso, partecipato”, in risposta all’attacco di destra verso un simbolo storico di Milano.
Il contesto dello sgombero e le prospettive del centro sociale
Il centro sociale Leoncavallo, occupato dal 1994 in via Watteau 7, è al centro di una lunga vicenda giudiziaria. L’ultimo tentativo di sfratto, previsto per il 10 dicembre scorso, è stato rinviato al 24 gennaio 2025. La proprietà, la famiglia Cabassi, ha ottenuto una sentenza che impone lo sgombero, ma l’esecuzione è stata più volte rinviata. Nel novembre 2024, il ministero dell’Interno è stato condannato a risarcire i proprietari con una cifra di circa 3 milioni di euro per il mancato sgombero, ma ora ha chiesto alle Mamme Antifasciste, tramite la presidente Boer, il rimborso di tale somma, con la prospettiva di pignoramenti personali, dato che l’associazione non possiede patrimonio.
Marina Boer, 74 anni, storica attivista, ha raccontato la sua esperienza lunga quasi mezzo secolo nel Leoncavallo e la sua speranza di trovare un nuovo spazio in città, visto che il Comune ha proposto un capannone in via San Dionigi, a Porto di Mare, che necessita però di un importante intervento di riqualificazione. L’associazione sta valutando una raccolta fondi per sostenere il trasferimento.
Infine, la nuova guida della CGIL Milano, Luca Stanzione, ha ribadito l’importanza di mettere in discussione il modello di sviluppo milanese attuale, caratterizzato da crescente disuguaglianza e esclusione sociale, temi che si intersecano con la difesa di spazi come il Leoncavallo, simbolo di una città inclusiva e democratica.
Fonte: Nicoletta Totaro - Leoncavallo, assemblea per la manifestazione del 6 settembre: "Difendere Milano democratica"






