Milano, 24 settembre 2025 – A margine dell’udienza del processo che vede protagonista Alessia Pifferi, condannata in primo grado all’ergastolo per l’abbandono mortale della figlia Diana di 18 mesi, la madre della donna, Maria Assandri, ha rilasciato dichiarazioni cariche di dolore e contraddizione.
“Il viso ride, il cuore piange”, ha detto la donna ai cronisti, descrivendo il complesso stato d’animo che la accompagna in questa vicenda drammatica, che ha sconvolto l’opinione pubblica italiana.
Le parole della madre di Alessia Pifferi

Maria Assandri ha affermato: “Non ho mai avuto colpa, ma una cosa così grande non me la sarei mai aspettata. Com’è il tempo che scorre? Il viso ride, il cuore piange. Non ha chiesto neanche scusa”. Queste parole esprimono il profondo conflitto interiore che vive nei confronti della figlia, da lei descritta come una persona con una doppia personalità: “Per me aveva una doppia personalità mia figlia, l’ho sempre sostenuto, da quando ha fatto quello che ha fatto, perché lei sapeva molto raggirare le persone”.
Riguardo al perdono, la madre si è detta incerta: “Se potrò perdonarla? È mia figlia e ho il cuore a pezzi. Non lo so se riuscirò, è lei che deve chiedere perdono a me”.
Queste dichiarazioni sono il riflesso di una famiglia segnata da eventi dolorosi e da una lunga storia di difficoltà che hanno coinvolto Alessia sin dalla sua infanzia.
Il contesto familiare e il grave deficit cognitivo
La vicenda di Alessia Pifferi è stata ampiamente ricostruita: la donna, nel luglio 2022, ha lasciato la figlia Diana sola in casa per sei giorni, provocandone la morte per abbandono e stenti. La piccola è stata trovata priva di vita a Ponte Lambro, sua abitazione a Milano, e l’autopsia ha confermato morte per fame e disidratazione.
Secondo il perito nominato dal tribunale in primo grado, Alessia presenta un grave deficit cognitivo, ovvero una compromissione di funzioni mentali fondamentali come memoria, attenzione, ragionamento e problem solving, che possono influenzare la capacità di intendere e di volere. Tuttavia, il perito ha concluso che il funzionamento adattivo della donna nella vita quotidiana non esclude la sua responsabilità penale.
Il difensore di Pifferi ha presentato certificati medici che attesterebbero la presenza di questa disabilità intellettiva sin dall’infanzia della donna. La nuova perizia psichiatrica, disposta in appello, sarà decisiva per approfondire questo aspetto e valutare l’impatto del deficit cognitivo sul comportamento della donna al momento del reato.
La complessità del caso risiede anche nel contesto familiare disfunzionale di Alessia, che ha vissuto un’infanzia difficile con accuse di abusi, isolamento sociale e problemi scolastici, come ha raccontato sua madre.
L’iter giudiziario prosegue, con il tribunale chiamato a esaminare ogni elemento per una sentenza definitiva.






