Milano, 14 luglio 2025 – È al centro di una complessa inchiesta giudiziaria il marchio di lusso Loro Piana, noto per la produzione di capi in cashmere di alta qualità. Il Tribunale di Milano ha disposto infatti l’amministrazione giudiziaria per un anno nei confronti della società, nell’ambito di un’indagine coordinata dal pm Paolo Storari, che ha rilevato gravi irregolarità nella gestione della filiera produttiva esternalizzata.
Il sistema di subappalti e lo sfruttamento nella filiera produttiva
L’indagine ha messo in luce come Loro Piana abbia affidato la realizzazione di una parte consistente dei propri capi di abbigliamento, tra cui le pregiate giacche in cashmere, a terzi, senza però esercitare un adeguato controllo sulla catena produttiva. La società Evergreen Fashion Group srl, con sede a Milano, aveva ricevuto l’appalto principale ma si è rivelata priva di un laboratorio di produzione interno. Evergreen ha quindi subappaltato la produzione alla società Sor-Man snc, con sede a Nova Milanese, anch’essa senza una reale capacità produttiva.
Secondo la ricostruzione della Procura di Milano, Sor-Man avrebbe ulteriormente esternalizzato la lavorazione, affidandola ad opifici cinesi che operavano in condizioni di sfruttamento della manodopera. Tali laboratori, chiusi nell’ambito dell’indagine e con uno dei titolari arrestati a maggio, avrebbero utilizzato manodopera irregolare e clandestina, impiegata in ambienti insalubri e pericolosi, con turni di lavoro ben oltre i limiti contrattuali, e alloggiata in dormitori abusivi.
Questo sistema ha permesso una drastica riduzione dei costi di produzione, grazie all’impiego di lavoro nero e clandestino, il mancato rispetto delle normative sulla sicurezza sul lavoro e la violazione dei contratti collettivi nazionali riguardo a retribuzioni, orari, pause e ferie.
Il ricarico sui capi e la mancata vigilanza di Loro Piana
Dalla testimonianza raccolta nell’ambito dell’indagine emerge inoltre un significativo divario tra i costi di produzione e i prezzi finali di vendita. Il legale rappresentante di Sor-Man ha dichiarato che il costo pattuito per la produzione di una giacca era di circa 118 euro a capo per ordini superiori a 100 pezzi, mentre in casi eccezionali il prezzo saliva a 128 euro. Tuttavia, alle società cinesi venivano pagati tra 80 e 86 euro per capo, a seconda delle lavorazioni effettuate.
Nel mercato, i capi venivano venduti negli store Loro Piana a prezzi che oscillavano tra i 1000 e i 3000 euro, generando un ricarico compreso tra 1000 e 2000 euro per capo, come riportato negli atti giudiziari. La produzione annuale si attestava tra i 6000 e i 7000 capi, ridottasi però a circa 2000 capi nell’ultima stagione primavera-estate 2025.
Nonostante la società Loro Piana abbia effettuato alcuni audit presso Sor-Man, il Tribunale sottolinea che non sono state adottate misure efficaci e tempestive per verificare la reale capacità produttiva delle aziende appaltatrici e subappaltatrici né per controllare le condizioni di lavoro nella filiera produttiva. Tale negligenza ha contribuito colposamente a agevolare forme di caporalato e sfruttamento.
Il contesto più ampio: un problema diffuso tra i marchi di lusso
L’inchiesta condotta dal Gruppo per la Tutela del Lavoro di Milano non riguarda solo Loro Piana, ma si inserisce in un quadro più ampio di controlli su diversi brand dell’alta moda, tra cui nomi di grande rilievo come Alviero Martini, Dior, Armani e Valentino. Anche in questi casi sono stati riscontrati fenomeni simili di esternalizzazione produttiva con conseguente sfruttamento della manodopera in contesti poco trasparenti.
Nonostante la risonanza mediatica e i provvedimenti di amministrazione giudiziaria adottati, la catena produttiva irregolare è continuata per un certo periodo, evidenziando le difficoltà nel garantire una piena tracciabilità e controllo della filiera nel settore del lusso.
Il Tribunale di Milano ha quindi ravvisato come la mancanza di una struttura organizzativa adeguata da parte di Loro Piana abbia favorito l’esternalizzazione del lavoro in condizioni irregolari, senza una verifica attenta e costante delle realtà produttive coinvolte.
L’attenzione della magistratura rimane alta sul tema della responsabilità sociale delle imprese nel settore moda, soprattutto quando si tratta di brand che operano nel segmento del lusso e che vantano prezzi di vendita elevati, ma che si avvalgono di filiere produttive poco trasparenti e spesso fondate su forme di sfruttamento.






