Sono arrivati i nuovi dati sul lavoro minorile nel mondo: le stime e la preoccupazione di OIL e UNICEF
Sono state diffuse oggi le nuove stime sull’entità del lavoro minorile nel mondo, elaborate dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e dall’UNICEF, alla vigilia della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, che si celebra il 12 giugno. Secondo il rapporto intitolato “Lavoro minorile: Stime globali 2024, tendenze e prospettive”, quasi 138 milioni di bambini e adolescenti risultano ancora coinvolti in attività lavorative, di cui circa 54 milioni impegnati in lavori pericolosi che mettono a rischio la loro salute, sicurezza e sviluppo.
Lavoro minorile: dati e settori coinvolti
Il rapporto evidenzia una significativa riduzione di oltre 20 milioni di bambini e adolescenti coinvolti nel lavoro minorile dal 2020, un’inversione di tendenza rispetto all’impennata registrata tra il 2016 e il 2020. Tuttavia, nonostante questo progresso, il mondo non ha raggiunto l’obiettivo prefissato di eliminare il lavoro minorile entro il 2025. Il settore agricolo rimane il più colpito, con il 61% dei casi, seguito dai servizi (27%) – tra cui il lavoro domestico e la vendita nei mercati – e dall’industria (13%), che comprende attività minerarie e manifatturiere.
Le regioni che hanno mostrato i miglioramenti più significativi sono l’Asia e il Pacifico, dove la prevalenza del lavoro minorile è scesa dal 6% al 3% (da 49 a 28 milioni di bambini), e l’America Latina e i Caraibi, dove il numero totale è diminuito da 8 a circa 7 milioni, nonostante la prevalenza sia rimasta stabile. L’Africa subsahariana resta la zona più colpita, con quasi due terzi di tutti i bambini lavoratori, circa 87 milioni, sostenendo un peso enorme aggravato da conflitti, povertà estrema e sistemi di protezione sociale fragili.
Appelli e strategie per il futuro
Gilbert F. Houngbo, Direttore Generale dell’OIL, ha sottolineato che “i risultati del nostro Rapporto offrono speranza e dimostrano che il progresso è possibile. I bambini devono andare a scuola, non lavorare“, aggiungendo che è fondamentale sostenere i genitori con un accesso al lavoro dignitoso per evitare che i ragazzi siano costretti a lavorare.
Catherine Russell, Direttrice Generale dell’UNICEF, ha evidenziato come “i progressi si ottengono attraverso l’applicazione di tutele legali, l’estensione della protezione sociale, l’investimento in un’istruzione gratuita e di qualità e il miglioramento dell’accesso al lavoro dignitoso per gli adulti“. Ha inoltre lanciato un allarme riguardo ai tagli globali ai finanziamenti, che potrebbero compromettere i risultati finora raggiunti.
Il Rapporto invita i governi a intensificare gli investimenti in protezione sociale, a rafforzare i sistemi di tutela dell’infanzia, ad assicurare l’accesso universale all’istruzione di qualità e a garantire condizioni di lavoro dignitose per gli adulti, affinché si possa accelerare il cammino verso l’eliminazione del lavoro minorile, ancora lontana dall’essere raggiunta.






