Bishkek, Kirghizistan – 21 agosto 2025 – L’alpinista italiano Luca Sinigaglia è morto nel tentativo di portare soccorso a Natalia Nagovitsyna, l’alpinista russa di 47 anni bloccata da circa 10 giorni a circa 7.000 metri sul Pik Pobeda, la vetta più alta del massiccio del Tian Shan e del Kirghizistan, a seguito di una frattura alla gamba subita durante la discesa.
La tragedia sul Pik Pobeda: Luca Sinigaglia perde la vita tentando il salvataggio
Luca Sinigaglia, alpinista milanese di 49 anni, grande appassionato del Kirghizistan, aveva lasciato il campo base con il compagno di cordata tedesco Gunter Siegmund e il russo Roman Mokrinsky per prestare i primi soccorsi a Natalia Nagovitsyna, bloccata da giorni in condizioni critiche. Il 13 agosto, erano riusciti a raggiungere la donna, portando acqua, cibo e gas per il fornello. Tuttavia, nel secondo tentativo di soccorso, il 15 agosto, Sinigaglia è stato vittima di un edema cerebrale a 6.800 metri e purtroppo è deceduto. Il suo corpo si trova ancora in una grotta a quella quota, in attesa di recupero.
L’amicizia tra Sinigaglia e Nagovitsyna risale al 2021, e la sua morte ha colpito profondamente la comunità alpinistica italiana e internazionale. Nel frattempo, Siegmund è stato ricoverato a seguito delle difficili condizioni incontrate durante la missione di soccorso.
Soccorsi ostacolati dal maltempo e incidenti aerei
I tentativi di soccorso a Natalia Nagovitsyna si sono rivelati finora estremamente complicati. La vetta del Pik Pobeda, con i suoi 7.439 metri, rientra tra le montagne più impegnative e pericolose dell’ex Unione Sovietica, e nessun ferito a tali altitudini è mai stato evacuato con successo.
Il 16 agosto, un primo elicottero militare Mi-8 inviato per recuperare la scalatrice ha dovuto effettuare un atterraggio di emergenza a oltre 4.000 metri a causa del maltempo, causando ferite a diversi membri dell’equipaggio e dei soccorritori, fortunatamente senza rischi per la vita. A seguito di questo incidente, è stato necessario l’invio di un secondo velivolo per proseguire le operazioni di soccorso.
Il Ministero della Difesa del Kirghizistan ha istituito una commissione speciale per indagare sull’incidente dell’elicottero, concentrandosi sulle cause e sulle condizioni tecniche del mezzo. Nonostante il peggioramento delle condizioni meteorologiche e la notte imminente, le missioni di soccorso sono riprese nei giorni successivi, pur senza poter ancora raggiungere la scalatrice.
Il 19 agosto, un drone inviato dal Ministero ha sorvolato la zona, confermando che Nagovitsyna è ancora viva e riparata nella sua tenda, ma con scorte di cibo e acqua che si stanno rapidamente esaurendo.
Natalia Nagovitsyna: una scalatrice esperta in lotta per la sopravvivenza
Natalia Nagovitsyna è una veterana delle grandi altitudini e non è nuova a situazioni di pericolo. Quattro anni fa, sul Khan Tengri, altra vetta del Tian Shan, aveva vissuto un dramma personale: la morte del marito Sergey a 6.900 metri, colpito da un ictus fatale. Nonostante le raccomandazioni dei soccorritori di abbandonare la montagna, Natalia era rimasta accanto al compagno fino alla fine, dimostrando un attaccamento straordinario e una grande forza d’animo. L’anno successivo aveva installato una targa in sua memoria proprio nel luogo della tragedia.
Ora, bloccata sul Pobeda Peak con la gamba rotta, senza radio per comunicare e con risorse limitate, la sua situazione è critica. I compagni di cordata hanno lasciato con lei tenda, sacco a pelo, cibo e un fornello da cucina, ma la difficoltà estrema di accesso e le condizioni meteorologiche avverse complicano ogni tentativo di recupero.
Una squadra via terra è partita per raggiungerla, ma il tempo è un nemico implacabile. Il soccorso a questa altitudine si conferma una sfida ardua, e il destino di Natalia resta appeso a un filo, sospeso tra speranza e pericolo.






