La percezione della Terza Guerra Mondiale si è trasformata radicalmente nel panorama digitale contemporaneo, diventando un fenomeno virale più vicino al meme che a una reale emergenza geopolitica. Sui social media, e in particolare su TikTok, l’hashtag WW3 ha raggiunto la cifra impressionante di 614.600 post, rivelando un mix tra informazione, intrattenimento e satira.
La Terza Guerra Mondiale come fenomeno social
Nel giugno 2025, l’attenzione globale si è intensificata a seguito di due operazioni militari rilevanti: l’operazione Rising Lion di Israele contro l’Iran, seguita dall’intervento statunitense con l’operazione Martello di Mezzanotte. Questi eventi hanno acceso un clima di incertezza sugli equilibri mondiali e alimentato un’ondata di contenuti virali che spaziano dai video informativi a veri e propri meme, spesso ironici o surreali.
TikTok, piattaforma chiave per la diffusione di tendenze virali, riflette questo fenomeno con un’ampia varietà di contenuti sotto l’hashtag #WW3. Accanto a video di divulgazione geopolitica e cronache militari, spiccano clip di creator che propongono outfit e make-up ispirati a un ipotetico conflitto globale, trasformando la paura collettiva in una performance estetica e ludica. Un esempio è il video più popolare sul tema, con quasi 450.000 like, dove un creator indossa abiti ispirati a scenari di guerra, replicato da molti altri utenti con risultati differenti.
Dall’angoscia alla satira: come i social trasformano la paura
La tendenza di rappresentare la guerra attraverso meme, balletti e look tematici nasce da una complessa miscela di fattori: il bisogno di esorcizzare le ansie globali, l’uso del black humor e la spinta a esprimersi in modo creativo su eventi spaventosi. Come osserva Serena Mazzini, autrice di Il Lato Oscuro dei Social Network, questi video spesso utilizzano la guerra come sfondo estetico per una narrazione personale, riducendo un tema drammatico a un gioco visivo.
Un esempio emblematico è il video di una creator che, sulle note di una canzone di Caparezza, alterna trucco e abbigliamento da guerra a outfit da serata, mostrando come la guerra diventi un pretesto per performance artistiche e auto-rappresentazioni sui social. Questa semplificazione estrema del linguaggio e dei contenuti — dove il make-up militare convive con temi come la lotta contro la violenza sulle donne — riflette la frammentazione emotiva della società contemporanea e la difficoltà di affrontare temi complessi senza ricorrere a forme di intrattenimento.
Questa metamorfosi del discorso sulla Terza Guerra Mondiale da minaccia geopolitica a fenomeno virale memetico mostra come i social media plasmino la percezione pubblica, trasformando l’angoscia in spettacolo digitale e creando nuove modalità di coinvolgimento e sensibilizzazione, seppur spesso attraverso la semplificazione e l’ironia.






