Milano, 6 ottobre 2025 – Un’installazione artistica dal forte impatto simbolico è apparsa oggi pomeriggio in piazza San Babila, cuore pulsante della città di Milano. Si tratta di un crocifisso alto due metri, ma non si tratta della tradizionale rappresentazione di Gesù Cristo: al posto della figura del Redentore vi è una mappa della Palestina, inchiodata con le bandiere di Italia, Unione Europea, Stati Uniti e Israele. Alla base, una vernice rossa simboleggia il sangue versato dai civili palestinesi vittime del conflitto in corso dal 7 ottobre 2023. L’opera è firmata dalla street artist Cristina Donati Meyer e ha subito attirato l’attenzione dei passanti, che si sono soffermati a leggere i volantini distribuiti dall’autrice per spiegare il significato dell’installazione.
Un crocifisso simbolico: il messaggio dell’opera

L’opera di Cristina Donati Meyer si presenta come una forte denuncia visiva e politica. Il crocifisso, tradizionalmente simbolo della sofferenza e del sacrificio di Gesù Cristo, viene reinterpretato per rappresentare la sofferenza del popolo palestinese. Al posto del corpo di Gesù, la mappa della Palestina inchiodata da bandiere internazionali rappresenta la pressione geopolitica e il coinvolgimento di potenze mondiali nel conflitto. La vernice rossa alla base richiama il sangue versato, un richiamo diretto al “massacro” subito da civili innocenti a partire dall’inizio della crisi attuale.
L’installazione solleva riflessioni profonde sull’uso di simboli religiosi e sulla condizione umana nelle zone di conflitto. La scelta di riprendere la figura di Gesù Cristo, la cui vita e passione sono tra le narrazioni più influenti della cultura occidentale, amplifica il messaggio di sofferenza e ingiustizia, richiamando il sacrificio e la speranza di redenzione.
La figura di Gesù Cristo tra storia e simbolismo
Gesù di Nazareth è la figura centrale del cristianesimo, riconosciuto come il Cristo e Messia, il Figlio di Dio fatto uomo. Secondo i testi sacri, la sua vita è stata caratterizzata dalla predicazione, dalla passione e dalla morte in croce, eventi che costituiscono il nucleo della fede cristiana. La crocifissione, eseguita sotto l’autorità romana guidata da Ponzio Pilato, è il simbolo per eccellenza del sacrificio e della redenzione.
L’uso della croce come simbolo nell’installazione milanese richiama questo contesto storico e religioso, ma ne amplia il significato a una denuncia contemporanea, mettendo in luce il parallelo tra la sofferenza di Cristo e quella dei civili palestinesi coinvolti nel conflitto. La scelta di rappresentare la Palestina sulla croce sottolinea il peso geopolitico e umano che si cela dietro le bandiere internazionali inchiodate, simbolo di responsabilità e coinvolgimento globale.
Passanti e curiosi hanno potuto approfondire il messaggio grazie ai volantini distribuiti dall’artista, che spiegano dettagliatamente la genesi e l’intento dell’opera. L’installazione è un esempio di come l’arte urbana possa farsi veicolo di riflessione e dibattito su temi di attualità, intrecciando storia, religione e politica in uno spazio pubblico così significativo come piazza San Babila.






