Milano, 27 agosto 2025 – Nel contesto della maxi inchiesta sull’urbanistica meneghina, emergono importanti rilievi normativi relativi alla gestione della Commissione per il paesaggio da parte del Comune di Milano. In una relazione consegnata ai pubblici ministeri e depositata agli atti del Tribunale del Riesame, il professor Alberto Roccella, esperto di diritto urbanistico e consulente dei pm, evidenzia una violazione delle norme paesaggistiche da parte dell’amministrazione comunale.
Commissione per il paesaggio e violazioni normative
Il documento, datato 13 agosto e rivolto ai pm Petruzzella, Filippini e Clerici, chiarisce come il Comune abbia attribuito alla Commissione per il paesaggio funzioni che vanno oltre la tutela paesaggistica, estendendole anche a materia urbanistica ed edilizia. Secondo Roccella, ciò contravviene al Codice dei beni culturali e del paesaggio (art. 146, comma 6), che impone una netta separazione tra tutela paesaggistica e funzioni amministrative urbanistico-edilizie. La commissione, sciolta nel 2024, aveva svolto in forma unica anche compiti edilizi, in seguito ripristinati nel 2014 tramite un regolamento edilizio che ha modificato il tradizionale rapporto con la Commissione edilizia.
Il giurista sottolinea che questa contaminazione di funzioni rappresenta una “diretta e irrimediabile violazione” e che tale anomalia normativa è sfuggita alla Regione Lombardia, che non ha impedito la commistione. Roccella denuncia inoltre una precisa volontà politica, sin dal 2014 e tuttora in atto, di “occultare sotto la nobile veste del paesaggio” funzioni di grande impatto economico e urbanistico.
Maxi inchiesta urbanistica e sviluppi giudiziari
La relazione di Roccella si inserisce in un quadro giudiziario complesso che ha portato, a fine luglio, all’arresto di sei persone, tra cui l’ex assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi e il presidente della Commissione Paesaggio Giuseppe Marinoni. Il gip Mattia Fiorentini ha definito il sistema urbanistico milanese come “rodato, permeabile alle pressioni delle lobby costruttrici” e soggetto a un “mercimonio della funzione pubblica e corruttela”. Arresto anche per il noto imprenditore Manfredi Catella, presidente del gruppo Coima.
Tuttavia, nelle ultime settimane, il Tribunale del Riesame di Milano ha annullato cinque degli arresti domiciliari, mantenendo una misura interdittiva di 12 mesi per Tancredi, Marinoni e Pella, limitandone così l’attività professionale e amministrativa. Revocati gli arresti domiciliari anche per Catella grazie al ricorso in Cassazione. La Procura, pur accogliendo le decisioni del Riesame, ha confermato l’intenzione di proseguire nell’indagine, definita “enorme” e con “basi solide”.
Le nuove accuse e i dettagli emersi testimoniano come la gestione urbanistica della città sia stata concentrata in un ristretto gruppo di potere, responsabile di aver “stravolto la pianificazione urbanistica meneghina” e di aver sottoposto il Comune a pressioni indebite, anche ai livelli più alti dell’amministrazione comunale.






