Milano, 28 dicembre 2025 – Proseguono le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova sull’inchiesta che ha portato all’accusa di finanziamento ad Hamas di un gruppo composto da 25 indagati, tra cui il presidente dell’Associazione dei palestinesi in Italia, Mohammad Hannoun, la moglie e due figli. Nel corso delle perquisizioni, svolte in diverse città italiane, sono stati sequestrati computer, documenti e ingenti somme di denaro.
Scoperte e sequestri nelle perquisizioni
Durante le ultime operazioni di polizia, effettuate anche in provincia di Lodi, sono stati ritrovati tre personal computer nascosti in un’intercapedine muraria di un’abitazione. Questo materiale, ritenuto dagli investigatori di grande importanza, sarà oggetto di approfondite analisi nei prossimi giorni. Le perquisizioni hanno interessato complessivamente diciassette sedi, tra cui la sede milanese dell’associazione La Cupola d’Oro, dove sono stati sequestrati oltre 200mila euro in contanti.
Le intercettazioni telefoniche hanno rivelato che, a seguito dell’arresto di Abu Rashad, considerato uno dei principali collettori di fondi per Hamas in Europa, i soggetti coinvolti, tra cui Mohammed Hannoun e Abu Falastine, avevano manifestato preoccupazione, decidendo di cancellare dal pc della sede milanese tutto il materiale compromettente, conservandone copie su hard disk affidati a persone di fiducia.
Accuse e posizioni di Hannoun
Secondo gli inquirenti, Mohammad Hannoun avrebbe destinato oltre il 71% dei fondi raccolti con finalità umanitarie a sostegno diretto di Hamas e delle sue articolazioni, partecipando come vertice della cellula italiana dell’organizzazione terroristica. Dalle indagini emerge che la raccolta fondi, ammontante a circa 7 milioni di euro, sarebbe stata effettuata tramite associazioni come l’Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese, l’Associazione La Cupola d’Oro e altre, con operazioni finanziarie internazionali che coinvolgevano bonifici e trasferimenti verso Gaza e territori palestinesi.
Tra gli indagati figurano anche familiari di Hannoun, che secondo gli investigatori erano a conoscenza della reale destinazione dei fondi e avrebbero partecipato in alcune occasioni al trasporto del denaro. Al momento, dei nove arrestati, sette si trovano in Italia, mentre due risultano latitanti all’estero, uno in Turchia e l’altro nella Striscia di Gaza.
Gli avvocati di Hannoun hanno dichiarato che le accuse si basano in larga parte su elementi probatori forniti da fonti israeliane, sottolineando difficoltà nel verificare la conformità di tali prove ai principi costituzionali italiani e auspicando una valutazione più approfondita del contesto.
Il presidente dell’associazione, che ha sempre negato di essere un membro di Hamas, si è definito un attivista impegnato nella difesa dei diritti del popolo palestinese.
Le autorità italiane, incluso il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e la premier Giorgia Meloni, hanno espresso apprezzamento per l’operazione, sottolineandone la complessità e l’importanza nel contrasto al finanziamento di organizzazioni terroristiche.






