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Imam di Torino, Corte d’appello conferma il no all’espulsione dall’Italia

La Corte d’appello di Caltanissetta respinge il ricorso dell’Avvocatura dello Stato: Mohamed Shahin resta in Italia come richiedente asilo, in attesa della decisione finale

by Marco Andreoli
30 Dicembre 2025
Finanziamenti ad Hamas: c'è il nome dell'imam di Torino

L'imam di Torino, Mohamed Shahin | ANSA/TINO ROMANO - alanews

Torino, 30 dicembre 2025 – La Corte di appello di Caltanissetta ha confermato il rigetto del provvedimento di espulsione nei confronti di Mohamed Shahin, imam di Torino destinatario di un decreto di allontanamento immediato dall’Italia firmato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. La decisione dei giudici di seconda istanza ha respinto il reclamo presentato dall’Avvocatura dello Stato contro la precedente sentenza del tribunale di Caltanissetta.

La vicenda dell’imam di Torino Mohamed Shahin

Mohamed Shahin, cittadino egiziano di 46 anni, residente in Italia da 21 anni, è stato trattenuto presso il Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Caltanissetta a seguito del provvedimento di espulsione emesso dal Viminale. Secondo il decreto firmato dal ministro Piantedosi, Shahin sarebbe stato coinvolto in episodi di “pericolosità sociale”, tra cui la partecipazione a manifestazioni e blocchi stradali a Torino, e avrebbe rilasciato dichiarazioni controverse durante un comizio in piazza Castello. Tuttavia, l’imam ha sempre negato di sostenere qualsiasi forma di violenza, sottolineando la sua posizione a favore del dialogo e della sovranità del popolo palestinese.

La Corte di appello ha stabilito che Shahin deve essere considerato un richiedente asilo e pertanto non può essere rimpatriato in attesa della definizione della sua posizione giuridica. L’imam ha presentato ricorso per la richiesta di protezione internazionale, evidenziando il rischio concreto di subire torture, arresti arbitrari e detenzioni ingiuste qualora fosse rimpatriato in Egitto, paese classificato dall’Italia come “paese di origine sicuro” ma noto per gravi violazioni dei diritti umani.

Mobilitazioni e sostegno della società civile

La detenzione e la possibile espulsione di Mohamed Shahin hanno provocato una vasta mobilitazione a Torino, con sit-in, fiaccolate e presidi quotidiani davanti alla prefettura, promossi da attivisti, collettivi locali e organizzazioni per i diritti umani. Questi gruppi sottolineano il ruolo positivo dell’imam nel quartiere San Salvario, dove è impegnato da anni nel contrasto allo spaccio e nel promuovere il dialogo interreligioso, nonché nella diffusione dei valori costituzionali all’interno della comunità musulmana.

Organizzazioni come Amnesty International e EgyptWide for Human Rights hanno richiesto al governo italiano di sospendere l’espulsione, denunciando le irregolarità procedurali e sottolineando il rischio che Shahin corra di essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti in Egitto. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha firmato il decreto di espulsione, è al centro di un contesto politico e giudiziario complesso, con numerose iniziative legislative in materia di sicurezza e immigrazione avviate durante il suo mandato.

Tags: Corte d'AppelloImam ShahinUltim'ora

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