Milano, 15 aprile – Riccardo Germani, organizzatore del corteo pro Pal, ha annunciato un servizio d’ordine per proteggersi dagli attacchi della Questura. Sottolineando la trappola tesa per evitare discussioni sul genocidio in Palestina, ha richiesto il rispetto delle normali procedure nelle manifestazioni. Khader Tamimi delle comunità palestinesi ha denunciato la frammentazione del corteo, accusando la Digos di voler mettere in evidenza scontri. Infine, Layla dei Giovani Palestinesi d’Italia ha promesso una manifestazione unita il 25 aprile
Il movimento ProPal sta introducendo un servizio d’ordine interno per proteggersi dalle forze dell’ordine durante le manifestazioni. Riccardo Germani, uno degli organizzatori del recente corteo a Milano, ha dichiarato che questa iniziativa nasce in risposta a quelle che definisce “aggressioni militari” da parte della polizia. Durante una conferenza stampa, Germani ha espresso il suo disappunto riguardo alle operazioni della polizia, sottolineando che la protezione dei manifestanti e l’abbassamento della tensione sociale sono diventati obiettivi fondamentali.
La trasformazione delle manifestazioni in episodi di violenza
Secondo Germani, la Questura ha deliberatamente aumentato il livello di conflitto, trasformando una manifestazione pacifica in un episodio di violenza. Ha affermato che “è stata costruita una trappola per non parlare della manifestazione contro genocidio, riarmo e repressione”. Questa affermazione mette in evidenza la percezione degli attivisti riguardo alla gestione delle manifestazioni e alla necessità di una riorganizzazione delle modalità di protezione.
La voce delle comunità palestinesi
Le manifestazioni pro-Palestina a Milano si svolgono da un anno e mezzo, e Khader Tamimi, rappresentante delle comunità palestinesi lombarde, ha dichiarato che “non è mai successo niente di simile”. Tamimi ha accusato la Digos di aver spezzato il corteo in due, creando notizie sensazionalistiche sugli scontri. Ha chiesto alle autorità di riconoscere la verità dei fatti, sottolineando che il termine “scontri” è fuorviante rispetto alla partecipazione pacifica di circa 50.000 persone.
Un nuovo approccio alla difesa dei diritti
La tensione tra le forze dell’ordine e i manifestanti è palpabile, con attivisti come Layla, rappresentante dei Giovani Palestinesi d’Italia, che rifiutano di lasciarsi intimidire. Layla ha affermato: “I violenti non siamo noi, ma i poliziotti che caricano gente inerme”. In questo contesto, l’idea di un servizio d’ordine interno non è solo un modo per difendersi, ma rappresenta una strategia per riaffermare il diritto a manifestare senza subire violenze.






