Roma, 7 novembre 2025 – Il Garante per la protezione dei dati personali ha risposto con un documento ufficiale a recenti articoli di stampa, in particolare a un’inchiesta del Fatto Quotidiano e a una puntata di Report su Rai3, che avevano sollevato dubbi sui compensi e sulle spese di rappresentanza dell’Autorità.
La difesa del Garante Privacy: “Compensi in linea con la normativa vigente
Nel chiarimento ufficiale, il Garante Privacy ha ricordato che il trattamento economico dei componenti del Collegio è regolato dall’articolo 153, comma 6, del Codice Privacy (d.lgs. n. 196/2003), aggiornato dal decreto-legge 139/2021, convertito dalla legge 205/2021. La norma stabilisce un’indennità di funzione pari alla retribuzione in godimento al primo Presidente della Corte di Cassazione. Tale compenso è uniforme per i vertici di tutte le principali autorità amministrative indipendenti, tra cui Agcm, Agcom, Art, Arera, Ivass e Consob. Il Garante sottolinea che non si tratta di un trattamento economico autonomo o eccedente, bensì di una previsione legislativa vigente.
Mistificazione sulle spese di rappresentanza
Per quanto concerne le spese di rappresentanza, il Garante ha definito come una “palese mistificazione” le affermazioni secondo cui tali costi ammonterebbero a 400mila euro. L’Autorità ha contestato la metodologia e i contenuti alla base di questa cifra, ritenendo necessario un chiarimento per riaffermare l’efficienza amministrativa e la correttezza nella gestione delle risorse. Nel documento si ribadisce che i dati diffusi non corrispondono alla realtà e che le spese rispettano i criteri di legge e trasparenza.
Il chiarimento si inserisce in un contesto di crescente attenzione pubblica e politica verso la gestione delle autorità indipendenti e il loro impiego delle risorse pubbliche, in un momento segnato anche da tensioni sindacali e politiche sul fronte degli scioperi e delle proteste sociali. Tuttavia, nel caso del Garante Privacy, la posizione ufficiale è netta nel difendere la legittimità delle proprie pratiche economiche e amministrative.
Garante Privacy: “La nostra gestione è corretta, le inchieste siano obiettive”
Il Garante Privacy ha ribadito che le inchieste giornalistiche rappresentano un elemento fondamentale della vita democratica, ma ha invitto a condurle senza pregiudizi e con la necessaria obiettività, al fine di garantire ai cittadini un’informazione corretta e attendibile. L’Autorità si è inoltre dichiarata pienamente disponibile a fornire ai media ulteriori dati e documenti per consentire una valutazione completa e trasparente dei propri costi di funzionamento.
Replica alle accuse sui costi e sulla trasparenza
Nel documento diffuso, il Garante ha contestato nel merito i numeri e le informazioni riportate dalla stampa, giudicandole parziali e potenzialmente fuorvianti. Secondo l’Autorità, “indicare cifre e spese senza illustrarne il contesto e l’attività svolta equivale a un esercizio sterile e pericoloso”, perché rischia di far apparire ogni costo eccessivo se non accompagnato da un quadro d’insieme. A titolo di esempio, il Garante ha ricordato che nel corso del 2024 l’ufficio ha gestito oltre centomila tra segnalazioni e reclami relativi a presunte violazioni della privacy, a tutela di decine di migliaia di cittadini.
Dettaglio delle spese e chiarimenti sui fondi disponibili
La nota di precisazione entra nel dettaglio delle voci di bilancio, presentando tabelle e dati relativi a rimborsi, spese di rappresentanza, eventi pubblici, convegni, relazioni istituzionali e materiali di servizio. L’Autorità ha precisato che tali uscite sono rendicontate secondo la normativa vigente e in linea con le pratiche delle altre istituzioni indipendenti.
In merito ai compensi dei componenti del Collegio, il Garante sottolinea che essi corrispondono a quanto stabilito dalla legge e sono equivalenti a quelli previsti per gli organi di vertice di altre Autorità nazionali come Agcom, Agcm, Consob e Arera.
Il nodo dell’avanzo di amministrazione
Particolare attenzione è stata dedicata alle cifre relative all’avanzo di amministrazione, oggetto di critiche nelle inchieste giornalistiche. L’Autorità ha spiegato che la cifra di oltre 95 milioni di euro indicata come “giacenza di cassa non spesa” è in realtà un riferimento errato al valore presunto inserito nel bilancio di previsione per il 2025. Il dato effettivo, calcolato nel bilancio consuntivo 2024, ammonta a 65,3 milioni di euro, una somma che potrà comunque ridursi in seguito alle operazioni contabili di chiusura del 2025.
L’incremento dell’avanzo negli ultimi anni, ha precisato il Garante, è legato ai fondi destinati al potenziamento dell’organico e agli adeguamenti retributivi previsti dalla legge, comprensivi degli oneri previdenziali e assistenziali.
Per approfondire: Report fa il record di ascolti, l’opposizione chiede le dimissioni dell’Authority per la privacy




