Siracusa, 13 settembre 2025 – Nel contesto della missione umanitaria della Global Sumud Flotilla verso la Striscia di Gaza, emergono tensioni legate alla presenza di giornalisti a bordo. Dopo che la giornalista Francesca Del Vecchio, nota collaboratrice de La Stampa, è stata esclusa dalla flotta italiana con accuse di aver compromesso la sicurezza della missione, anche il giornalista Yusuf Omar non raggiungerà Gaza.
Yusuf Omar: “Non raggiungerò Gaza sulla Global Sumud Flotilla”
Yusuf Omar, ex corrispondente di guerra e pluripremiata firma della CNN, ha comunicato che non raggiungerà Gaza a bordo della Flotilla tramite un post sul proprio account Linkedin: “Con immensa tristezza, desidero comunicarvi che questa volta non andrò a Gaza. Continuiamo a sostenere pienamente il team della Flotilla e collaboreremo a stretto contatto con lui per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa importante missione. – ha scritto il giornalista – La decisione di far scendere alcuni media dalle navi è strategica: per concentrare maggiormente l’attenzione sul genocidio a Gaza in questo momento. Seen TV (la piattaforma da lui stesso fondata, ndr) è in una posizione privilegiata per documentare da Gaza, essendo una delle poche organizzazioni con giornalisti sul campo”.
Il caso dell’esclusione di Francesca Del Vecchio
Prima di lui, anche Francesca Del Vecchio è stata esclusa dalla missione. La giornalista italiana avrebbe dovuto documentare la traversata verso Gaza attraverso una rubrica quotidiana, ma è stata allontanata prima della partenza dal porto siciliano. La motivazione ufficiale riguarda la divulgazione di informazioni ritenute sensibili, in particolare la rivelazione del luogo del corso di addestramento riservato ai partecipanti della missione. “Avevamo chiesto di non rivelare il luogo delle imbarcazioni e delle esercitazioni per motivi di sicurezza, regole necessarie per una missione così delicata”, ha dichiarato Maria Elena Delia, portavoce italiana della Flotilla.
Del Vecchio ha raccontato di essere stata isolata progressivamente, esclusa dalle chat di gruppo e infine rimossa con la restituzione forzata del passaporto, un gesto che ha definito “letteralmente una cacciata”. La giornalista sottolinea come la sua esclusione sia stata motivata dal fatto che il suo lavoro non fosse “allineato” con gli obiettivi della missione e che sia stata bollata come “giornalista pericolosa”.
Le regole di sicurezza e il ruolo della stampa nella missione
Maria Elena Delia ha riconosciuto il valore della libertà di stampa, sottolineando però che “le regole valgono per tutti” e che la divulgazione di dettagli sul training “ha generato una perdita di fiducia” tra gli attivisti. La portavoce ha ribadito che la Flotilla accoglie i media come forma di protezione, ma che il rispetto delle norme di sicurezza è imprescindibile per salvaguardare la missione e i suoi partecipanti.
Del Vecchio, dal canto suo, ha espresso il rammarico per l’allontanamento, sottolineando che “quando uno sguardo viene allontanato perché non considerato utile allo scopo, si perde un’occasione per il giornalismo”. La vicenda della giornalista italiana, insieme a quella di Omar, mette in luce il delicato equilibrio tra trasparenza mediatica e necessità di sicurezza in operazioni ad alto rischio come quella della Global Sumud Flotilla.






