Trapani, 8 ottobre 2025 – Il Tribunale di Trapani ha annullato il fermo amministrativo imposto alla nave Mediterranea, impegnata in missioni di soccorso nel Mediterraneo centrale. La decisione del giudice rappresenta una netta affermazione del principio secondo cui la disobbedienza civile, in questo caso, è stata motivata esclusivamente dalla necessità di tutelare la vita e la salute delle persone salvate in mare, e non da fini egoistici o di profitto. La nave, simbolo del soccorso civile italiano, è ora libera di riprendere le operazioni di salvataggio.
Il giudizio sul fermo della nave Mediterranea
Il provvedimento d’urgenza, che sarà esaminato nel merito nel prossimo dicembre, ha già fissato alcuni principi fondamentali. La decisione di entrare nel porto di Trapani, contravvenendo all’ordine di dirigersi verso Genova, è stata adottata per ragioni esclusivamente solidaristiche e per garantire la sicurezza dei migranti a bordo. Tra questi, infatti, vi erano soggetti particolarmente vulnerabili, tra cui tre adolescenti tra i 14 e i 16 anni, vittime di gravi traumi. La nave aveva inoltre richiesto più volte un porto alternativo proprio per evitare di aggravare ulteriormente le condizioni dei naufraghi.

Il giudice ha accolto le argomentazioni presentate dalle avvocate di Mediterranea, Laura Cecchini e Lucia Gennari, evidenziando che la scelta non è stata dettata da motivazioni egoistiche, ma dalla necessità di tutelare persone in condizioni di fragilità fisica e psicologica. Questa fragilità è stata ampiamente documentata da enti come l’USMAF (Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera) e il CIRM (Centro Internazionale Radio Medico), che avevano segnalato la necessità di sbarcare tempestivamente i migranti per evitare un peggioramento del loro stato di salute.
Aspetti legali e solidaristici
Il magistrato ha sottolineato come la trasgressione alle direttive delle autorità sia stata mossa da uno spirito solidaristico e non pregiudichi gli obiettivi di tutela della vita in mare sanciti dalle convenzioni internazionali. Inoltre, si è evidenziato che lo sbarco di un numero limitato di migranti in un porto diverso da quello indicato, in questo caso solo dieci persone, non incide in modo significativo sugli interessi pubblici e sull’ordine pubblico cui si riferiva la designazione di Genova come porto di sbarco.
Il prolungamento del fermo della nave avrebbe arrecato un grave danno economico all’organizzazione Mediterranea, costretta a sostenere costi elevati per il mantenimento dell’imbarcazione in porto. Ancora più importante, però, è stato riconosciuto il danno ai fini umanitari e solidaristici perseguiti dall’associazione, considerati particolarmente meritevoli di tutela in quanto finalizzati alla salvaguardia della vita umana.
La sentenza dunque ordina l’immediata liberazione della nave, consentendo a Mediterranea di tornare a operare nel Mediterraneo centrale, in linea con la sua missione di soccorso civile.
Il contesto storico e l’identità della Ong
Mediterranea Saving Humans è nata nel 2018 come risposta civile e umanitaria alla tragedia delle migliaia di vittime nel Mediterraneo e alla politica dei porti chiusi. La sua flotta comprende la nave Mediterranea, ammiraglia dell’organizzazione, insieme alla barca a vela Safira e alla Mare Jonio, attiva da anni nel monitoraggio e soccorso in mare.
L’associazione, composta da oltre quaranta equipaggi di terra distribuiti tra Italia, Europa e Stati Uniti, si fonda su valori di solidarietà e accoglienza. Il loro motto è chiaro: “Prima si salva, poi si discute”. Mediterranea si distingue per essere la prima e unica organizzazione italiana a battente bandiera italiana impegnata nel soccorso civile in mare.





