Venezia, 19 settembre 2025 – Nel contesto del processo d’appello che si aprirà il prossimo 14 novembre per l’omicidio di Giulia Cecchettin, Gino Cecchettin, padre della giovane vittima, ha espresso un punto di vista netto e riflessivo sulla possibilità di applicare la giustizia riparativa nel caso che vede imputato Filippo Turetta, condannato in primo grado all’ergastolo. Intervistato durante la trasmissione Dentro la notizia su Canale 5, Cecchettin ha sottolineato che, seppur creda nel percorso della giustizia riparativa come strumento di recupero, nel caso specifico ritiene che sia ormai troppo tardi per intraprenderlo.
Giustizia riparativa per Filippo Turetta? Il parere di Cecchettin
Gino Cecchettin ha dichiarato: “Io credo nella giustizia riparativa, e lo dico da cittadino, a prescindere da quello che mi è successo. Però è un percorso che deve passare attraverso l’autoconsapevolezza, prima tramite le scuse e poi attraverso la richiesta di perdono. Tutto questo percorso non è iniziato”. Per il padre di Giulia, è fondamentale che chi ha commesso un reato faccia un esame di coscienza sincero e compia un gesto chiaro, riconoscendo i propri errori. “Filippo ha sbagliato e ha fatto molto male – ha aggiunto – deve partire dalla consapevolezza di quello che ha fatto, che lo porti alle scuse, che non sono mai arrivate, e poi a una eventuale richiesta di perdono, che neanche questa è giunta”.
Cecchettin ha quindi precisato che, anche se il percorso di giustizia riparativa può ancora essere intrapreso in futuro, in vista del processo d’appello è ormai “troppo tardi“ per considerarlo un’opzione concreta.
L’esperienza diretta di Cecchettin e il valore della giustizia riparativa
Il padre di Giulia ha ricordato di aver incontrato più volte in carcere detenuti coinvolti in percorsi di giustizia riparativa, portando il proprio vissuto senza pregiudizi. “Ho visto persone che hanno fatto questo percorso, per cui lo reputo uno strumento valido per il recupero delle persone e il loro reinserimento nella società”. Tuttavia, Cecchettin ha chiarito che tale percorso deve essere genuino e non uno strumento retorico per ottenere uno sconto di pena. “Abbiamo un patto sociale, che sono le leggi, e chi lo rompe deve sottostare al giudizio dei giudici, che io rispetto. Ma rispetto anche tutto ciò che è l’essere umano; anche un percorso di riabilitazione deve essere sincero”, ha concluso.
La vicenda di Giulia Cecchettin, uccisa il 11 novembre 2023 da Filippo Turetta, ha scosso profondamente l’opinione pubblica, accendendo un dibattito sulla violenza di genere e sul ruolo della giustizia penale. Il processo di primo grado, conclusosi con la condanna all’ergastolo di Turetta, ha evidenziato la premeditazione e la gravità del delitto, riconosciuti dalla Corte di Assise di Venezia nel dicembre 2024.
L’approfondita analisi giuridica della sentenza ha respinto l’ipotesi di attenuanti o di qualificazione aggravante di alcuni reati contestati, confermando la fermezza della condanna. Nel frattempo, la famiglia Cecchettin ha continuato a promuovere iniziative di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, tra cui la costituzione di una fondazione in memoria di Giulia, sostenuta anche dal recente libro scritto da Gino Cecchettin.
Il dibattito sulla giustizia riparativa nel contesto di reati tanto gravi e dolorosi continua ad essere centrale, richiamando l’attenzione sull’importanza di un equilibrio tra rispetto delle vittime, recupero sociale dell’autore del reato e tutela dei principi fondamentali del diritto penale.






