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Gestore di Phica identificato: Vittorio Vitiello “Bossmiao” scoperto per l’ossessione per i gatti

by Marco Viscomi
3 Settembre 2025
Vittorio Vitiello, gestore del sito sessista Phica

Vittorio Vitiello, gestore del sito sessista Phica | Shutterstock

Firenze, 3 settembre 2025 – Le autorità hanno individuato il presunto gestore del sito web Phica.eu, Vittorio Vitiello, 45 anni, imprenditore fiorentino di origini campane, che ora è al centro di una nuova inchiesta della polizia postale per la gestione di questa piattaforma accusata di gravi violazioni della privacy e comportamenti illeciti. Si infittiscono dunque le indagini sul sito web Phica.eu, al centro di un caso che ha scosso l’opinione pubblica per la diffusione non autorizzata di foto private e insulti sessisti rivolti a donne, tra cui politiche, attrici e volti televisivi.

Phica, le indagini e la figura di Vittorio Vitiello

Vittorio Vitiello, amministratore unico della società Lupotto Srl con sede a Firenze, è stato già ascoltato dalla polizia postale nel 2019 in relazione al sito, ma le indagini più recenti hanno evidenziato come le attività illecite siano proseguite fino alla chiusura autonoma della piattaforma nei giorni scorsi. Vitiello avrebbe operato sotto gli pseudonimi “Phica Master” e “Boss Miao“, mantenendo l’anonimato e utilizzando server ubicati in Russia e Cina per eludere i controlli.

Il sito conteneva sezioni estremamente esplicite e violente, con nomi come “le vere mogli ignare” e “ragazze disinibite in discoteca“, e persino un manuale per insegnare agli utenti come scattare foto di nascosto in camerini e spogliatoi. Le chat Telegram collegate al forum rivelavano la natura del portale: la ‘tassa d’ingresso’ era una foto di una ex fidanzata e venivano scambiati messaggi che legittimavano la diffusione non consensuale di immagini private. Prima della chiusura, il sito vantava circa 700 mila iscritti, un aumento significativo rispetto ai 100 mila utenti stimati nel 2019.

Tra le ipotesi di reato al vaglio degli inquirenti ci sono la diffamazione, la diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite, l’istigazione a delinquere e persino l’estorsione, quest’ultima legata alle richieste di denaro avanzate a chi chiedeva la rimozione dei contenuti compromettenti. In un post pubblicato sulla homepage oscurata di Phica.eu, Vitiello ha negato ufficialmente le accuse di estorsione, pur ammettendo implicitamente la pratica di proporre un servizio a pagamento per la rimozione di link esterni, paragonandolo a un supplemento per la consegna a domicilio di una pizza.

La reazione delle istituzioni e il ruolo della sindaca Funaro

La denuncia che ha fatto emergere la vicenda è partita dalla sindaca di Firenze, Sara Funaro (dal giugno 2024 prima donna a ricoprire tale carica nella città), che si è trovata sua malgrado tra le vittime del sito. Funaro ha invitato tutte le donne coinvolte a non tacere di fronte a episodi di violenza online, sottolineando che “è chi commette questi gesti indegni che si deve vergognare“. La sindaca, laureata in psicologia clinica e psicoterapeuta, ha assunto una posizione netta contro la violenza digitale, richiamando all’importanza di denunciare e far sentire la propria voce.

Intanto, gruppi di parlamentari, in particolare del Partito Democratico, stanno valutando la possibilità di un ricorso collettivo per contrastare questa forma di abuso, mentre la commissione femminicidi ha chiesto un’indagine urgente sull’odio in rete contro le donne, con l’obiettivo di elaborare strumenti legislativi efficaci. L’attenzione delle autorità resta alta, soprattutto per identificare gli autori dei commenti sessisti e delle violazioni, e per contrastare fenomeni come la creazione di contenuti falsi tramite intelligenza artificiale e il reclutamento di cam girl, nuove frontiere del mercato legato a questo tipo di siti.

Le difficoltà nel contrasto ai siti web rispetto ai social network

Il caso di Phica.eu si differenzia da quello di altri gruppi Facebook simili, come “Mia Moglie”, per la natura stessa della piattaforma. I siti web, spesso ospitati su server esteri, sono più difficili da chiudere forzatamente rispetto ai gruppi all’interno di social network regolati da aziende private come Meta. La gestione autonoma e l’uso di tecnologie per mascherare gli indirizzi IP complicano ulteriormente le operazioni di contrasto da parte delle forze dell’ordine.

Inoltre, la permanenza dei contenuti su Internet e la loro indicizzazione sui motori di ricerca richiedono procedure complesse per la rimozione, spesso lunghe e inefficaci. Questo rende più arduo il diritto all’oblio digitale per le vittime, che si trovano a dover affrontare richieste di denaro per ottenere la cancellazione dei materiali compromettenti.

Il caso di Phica.eu rappresenta dunque un allarme per la tutela della privacy e della dignità delle donne nel mondo digitale, evidenziando la necessità di intervenire con strumenti normativi adeguati e una maggiore collaborazione tra istituzioni, forze dell’ordine e piattaforme online.

Tags: Phicaprima paginaVittorio Vitiello

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