Genova, 8 agosto 2025 – Continuano le tensioni nel porto di Genova dove questa mattina i portuali del Calp hanno dato vita a una manifestazione di protesta dopo aver scoperto la presenza di armamenti e mezzi militari a bordo della nave saudita Bahri Yanbu. Il cargo, ormeggiato nel porto genovese, è sotto la lente d’ingrandimento delle autorità e degli attivisti per il trasporto di materiale bellico.
Proteste e manifestazioni nel porto di Genova
I lavoratori portuali hanno bloccato i varchi del porto per diverse ore, iniziando con un presidio al varco Etiopia. Successivamente, un gruppo di manifestanti è entrato nel varco, accendendo alcuni fumogeni, per poi spostarsi nella zona di San Benigno, a pochi passi dalla sede della compagnia marittima israeliana Zim, che ha la sua base a Haifa. Qui hanno dato fuoco ad alcuni pancali per sottolineare la loro contrarietà al trasporto di armi in contesti di guerra. Sul posto sono intervenuti la Digos e la polizia locale. Infine, i manifestanti hanno raggiunto la sede dell’associazione Music for Peace, sciogliendo la protesta.
Questa mobilitazione si inserisce in un più ampio movimento internazionale di lavoratori portuali e sindacati di base che, in diverse città del mondo come Sydney, Barcellona, Washington e Anversa, si oppongono al carico di armamenti destinati a conflitti in corso, in particolare in Medio Oriente. La compagnia Zim è al centro delle critiche per aver dichiarato di voler supportare Israele con risorse in questo momento di conflitto.
Indagini aperte sulla Bahri Yanbu
Nel frattempo, la Procura di Genova ha aperto un fascicolo relativo alla nave Bahri Yanbu, dopo che l’Usb ha presentato un esposto ipotizzando la violazione della legge 185 del 1990, che regolamenta il transito di armi nei porti italiani. Le indagini sono affidate al procuratore aggiunto Federico Manotti, con delega alla Digos e alla Capitaneria di Porto.
La nave, un Ro-Ro Cargo Ship battente bandiera saudita, è nota per essere stata coinvolta in precedenti controversie legate al trasporto di armamenti destinati al conflitto in Yemen. Nel corso degli anni, i portuali di Genova e di altri porti italiani si sono mobilitati più volte per impedire il carico e la spedizione di armi, facendo riferimento anche a norme internazionali che vietano il transito di materiali bellici verso zone di guerra.





