Milano, 26 giugno 2025 – Prosegue la complessa fase investigativa sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco (Pavia), con particolare attenzione ai reperti biologici raccolti tra i rifiuti sequestrati presso la villetta della vittima. Dario Redaelli, consulente della famiglia Poggi, ha chiarito all’ANSA che non è stato ancora raggiunto un “match” ufficiale del Dna sui campioni analizzati, smentendo così le indiscrezioni diffuse recentemente in televisione da Antonio De Rensis, legale di Alberto Stasi, condannato per l’omicidio.
Delitto di Garlasco, il punto sulle analisi del Dna nei rifiuti sequestrati
Gli esami genetici, condotti su campioni prelevati dalla spazzatura e conservati al freddo, saranno nuovamente esaminati a partire dal 4 luglio, quando i periti nominati dalle parti processuali si confronteranno nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dalla Procura di Pavia. Questi accertamenti riguarderanno non solo il materiale rifiuto ma anche altri reperti raccolti tra gli amici della vittima, gli investigatori che intervennero all’epoca e le persone che hanno avuto contatti con i reperti. Redaelli ha sottolineato come i dati a oggi divulgati siano risultati “grezzi” e non ufficiali, e che il risultato definitivo sarà prodotto solo al termine di tutte le valutazioni tecniche.
Le prime analisi condotte dalla genetista Denise Albani e dal dattiloscopista Domenico Marchegiani hanno evidenziato come il Dna rinvenuto su gran parte dei reperti (piattino di plastica, sacchetto dell’immondizia, linguette dei Fruttolo) appartenga principalmente a Chiara Poggi, mentre l’unica traccia maschile significativa è risultata compatibile con Alberto Stasi, in particolare su una cannuccia di plastica del brick di Estathé. Tuttavia, tali risultati non hanno fornito nuovi elementi in grado di rafforzare o modificare l’ipotesi accusatoria, restando dunque in una fase di analisi preliminare.
Per approfondire: Garlasco, Sempio esulta dopo le nuove analisi: “Non era a casa Poggi quella mattina”






